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Il poema cavalleresco nasce magico (il motivo
magico è originario nel mondo cavalleresco, popolato di maghi e maghe, pozioni,
animali fantastici, oggetti magici) e la magia tinge di sé anche la componente
cristiana (sincretismo).
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Peculiarità del magico in Ariosto:
esempio dell’ippogrifo.
“Non è
finto il destrier, ma naturale, / ch’una giumenta generò d’un grifo[animale favoloso, metà leone e metà aquila]:
/ simile al padre avea la piuma e l’ale, / li piedi anteriori il capo e il grifo, / in tutte l’altre membra parea
quale / era la madre, e chiamasi ippogrifo, / che nei Monti Rifei vengon, / ma
rari / molto di là dagli agghiacciati mari” (IV, XVIII ottava)
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Focalizzazione sul termine “naturale”: effetti
dell’ironia applicata al Magico (“magico” diventa allora anche il modo in cui
il poeta opera).
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Lo stesso canto contiene la descrizione
del magico castello di Atlante e del
magico combattimento che coinvolge Bradamante e il vecchio mago (la prima ha l’anello
magico di Angelica, rubato da un tal
Brunello a costei e poi da Bradamante appunto a quest’ultimo; Atlante per
combattere legge incantesimi su un libro e ha uno scudo che sbaraglia gli
avversari, inoltre cavalca l’ippogrifo).
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Tutto nel mago è finzione, con
l’esclusione, insiste l’autore, dell’addestramento cui ha sottoposto
l’ippogrifo: ma Bradamante, grazie all’anello, non può essere ingannata da lui.
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Alla fine a vincere è l’assenza di magia:
Atlante si confida, parlandole del suo amore per l’uomo che anch’ella ama, la
induce a indugiare e prepara evidentemente la sua successiva fuga.
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L’episodio è all’insegna del relativismo
e Ariosto è riuscito a farci credere molte cose, talune opposte alle altre, in merito all’ippogrifo, agli
incanti di un mago, agli amori degli
esseri umani che possono indirizzarsi conflittualmente a una stessa persona, alle stelle che possono
mentire o peccare di omissione anche con un mago; ai prigionieri di un castello fatato contenti di
stare lì.
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Insomma,
è proprio difficile stabilire chi siano i buoni e chi i cattivi, primo fra
tutti il mago Atlante che, da
incantatore che stordisce, abbatte e imprigiona si trasforma poi in vecchio
debole, implorante e meritevole di compassione.
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