VIII
CANTO - sintesi
·
Similitudine per rappresentare al
contempo l’ora e una condizione psicologica (tramonto – nostalgia) e anche per
fare doppio riferimento a viaggi (per mare e in direzione di luoghi sacri).
·
Cerimonia sacra: un’anima alza le palme al cielo e volge gli occhi verso Oriente, ponendosi poi a cantare
l’inno Te lucis ante [terminum][“Ti chiediamo, prima che la luce svanisca”,
servizio di compièta, così detta perché compie le ore canoniche, segna la fine
della giornata; l’inno citato si canta prima della notte per chiedere a Dio
protezione dalle tentazioni notturne, somnia, phantasmata, ne polluantur
corpora, polluo singifica insozzare], accompagnata da tutte le altre anime con
gli occhi volti al cielo.
·
L’Auctor
invita il lettore a prestare molta attenzione al senso allegorico (anagogico,
il più difficile), andando di là dal significato letterale. (1-21)
·
Appaiono due angeli con spade di fuoco
tronche. Sono vestiti di verde, verdi anche le ali e si pongono ai due lati della valle;
capelli il cui splendore è a mala pena
sopportabile.
·
Sordello
spiega che gli angeli vengono dal grembo di Maria e sono guardiani della valle
venuti a cacciare il serpente.
·
Molto spaventato, Dante si avvicina a Virgilio
e su suggerimento di Sordello si mescolano con le altre anime.
·
Incontro con il giudice Nino, ossia
Ugolino dei Visconti di Pisa, coetaneo
di Dante morto nel 1296, che Dante si rallegra molto di non aver trovato fra i
dannati.
·
Analessi, e rivelazione della sua
condizione di vivente. Sordello e tutte
le anime che hanno udito indietreggiano in preda allo smarrimento. Nino chiama
un tal Corrado affinché venga a vedere il prodigio. Cita le figlia Giovanna e
la madre di lei, Beatrice, che stigmatizza come donna incapace di continuare ad
amare dopo la morte (scarsa durata dell’amore femminile quando non è
rinfocolato dalla presenza. (22-84)
·
Orizzonte astronomico: tre stelle hanno
sostituito le quattro del mattino (virtù teologali subentrate alle cardinali).
·
Nella valle è comparso l’avversario
degli uomini, una biscia, ovvero il serpente che diede a Eva l’amaro frutto
della perdizione. Avanza attraverso l’erba con fare sinuoso. Fulminei agiscono
i due angeli, veloci come rapaci, tanto che il viator non riesce a percepire il
loro movimento: la biscia cerca di fuggire, ma essi non le danno scampo.
(85-108)
·
L’anima denominata Currado da Nino non
ha mai staccato gli occhi di dosso a Dante e
a questo punto gli rivolge la parola. Chiede notizia della sua terra, la
val di Magra e si presenta come Corrado Malaspina, discendente del più famoso
suo omonimo capostipite della stirpe. Dante dichiara di non essere mai stato
nelle sue terre ma di conoscerle per fama della casata.
·
Elogio dei Malaspina e delle loro virtù
cavalleresche. Profezia post factum:
Dante si convincerà per vie di fatto, e non solo di giudizio, di quanto sia
veritiera questa opinione sui Malaspina. (109-139)
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