COGNOME NOME CLASSE IVA
Torino,
28.II.2015 Lucrezio,
De rerum natura, dal libro I
Humana ante oculos foede cum vita iaceret
in terris oppressa gravi sub religione,
quae caput a caeli regionibus ostendebat
horribili super aspectu mortalibus instans,
primum Graius homo mortalis tollere contra
est oculos ausus primusque obsistere contra;
quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti
murmure compressit caelum, sed eo magis acrem
inritat animi virtutem, effringere ut arta
naturae primus portarum claustra cupiret.
Ergo vivida vis animi pervicit et extra
processit longe flammantia moenia mundi
atque omne immensum peragravit mente animoque,
unde refert nobis victor quid possit oriri,
quid nequeat, finita potestas denique cuique
qua nam sit ratione atque alte terminus haerens.
Quare religio pedibus subiecta vicissim
opteritur, nos exaequat victoria caelo.
Illud in his rebus vereor, ne forte rearis
impia te rationis inire elementa viamque
indugredi sceleris. Quod contra saepius illa
religio peperit scelerosa atque impia facta.
in terris oppressa gravi sub religione,
quae caput a caeli regionibus ostendebat
horribili super aspectu mortalibus instans,
primum Graius homo mortalis tollere contra
est oculos ausus primusque obsistere contra;
quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti
murmure compressit caelum, sed eo magis acrem
inritat animi virtutem, effringere ut arta
naturae primus portarum claustra cupiret.
Ergo vivida vis animi pervicit et extra
processit longe flammantia moenia mundi
atque omne immensum peragravit mente animoque,
unde refert nobis victor quid possit oriri,
quid nequeat, finita potestas denique cuique
qua nam sit ratione atque alte terminus haerens.
Quare religio pedibus subiecta vicissim
opteritur, nos exaequat victoria caelo.
Illud in his rebus vereor, ne forte rearis
impia te rationis inire elementa viamque
indugredi sceleris. Quod contra saepius illa
religio peperit scelerosa atque impia facta.
1A) Effettua la traduzione del testo. (5)
OPPURE
1B) Proponi in modo discorsivo il contenuto del
medesimo, seguendo un modello del genere, che riproduco facendo riferimento a
altri versi: “Il poeta invoca Venere nutrice (alma), come principio del piacere
che popola di vita il mare e le terre” (una sorta di precisa “restituzione del
contenuto, che non si configura come traduzione). (4)
2A) Rispondi alle seguenti domande in modo
discorsivo: quale figura retorica si riconosce nel II verso riportato? Che cos’è in analisi logica
il termine protagonista di tale figura? Chi è il soggetto di est ausus e quali due accezioni di
significato può avere? Cos’è in analisi logica victor? Quale verbo regge quid?
Di quale proposizione si tratta (quella introdotta da quid). [Modello: Al verso 2 si riconosce la presenza di un
anacoluto; al verso 12 il complemento di termine tibi è introdotto dal predicato verbale dedit…](3)
OPPURE
2B) Riporta il testo in
latino nel quale il poeta evoca i confini dell’universo; riporta almeno due
passaggi del testo latino da cui
risulti evidente che Epicuro è un
eroe, un “uomo divino”. [Modello: il
poeta utilizza, per descrivere lo stato di prostrazione del protagonista, il
termine aeger] (4)
II PARTE (2 punti)
effice ut interea fera
moenera militiai
per maria ac terras omnis sopita quiescant; 30
nam tu sola potes tranquilla pace iuvare
mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors
armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se
reiicit aeterno devictus vulnere amoris,
atque ita suspiciens tereti cervice reposta 35
pascit amore avidos inhians in te, dea, visus
eque tuo pendet resupini spiritus ore.
hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto
circum fusa super, suavis ex ore loquellas
funde petens placidam Romanis, incluta, pacem; 40
nam neque nos agere hoc patriai tempore iniquo
possumus aequo animo nec Memmi clara propago
talibus in rebus communi desse saluti.
per maria ac terras omnis sopita quiescant; 30
nam tu sola potes tranquilla pace iuvare
mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors
armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se
reiicit aeterno devictus vulnere amoris,
atque ita suspiciens tereti cervice reposta 35
pascit amore avidos inhians in te, dea, visus
eque tuo pendet resupini spiritus ore.
hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto
circum fusa super, suavis ex ore loquellas
funde petens placidam Romanis, incluta, pacem; 40
nam neque nos agere hoc patriai tempore iniquo
possumus aequo animo nec Memmi clara propago
talibus in rebus communi desse saluti.
E fa che intanto le feroci opere della guerra
Per tutti i mari e le terre riposino sopite.
Infatti tu sola puoi gratificare i mortali con una tranquilla pace,
poiché le crudeli azioni guerresche governa Marte
possente in armi, che spesso rovescia il capo nel tuo grembo,
vinto dall’eterna ferita d’amore,
e così mirandoti con il tornito collo reclino, in te, o dea, sazia anelante d’amore gli avidi occhi,
Per tutti i mari e le terre riposino sopite.
Infatti tu sola puoi gratificare i mortali con una tranquilla pace,
poiché le crudeli azioni guerresche governa Marte
possente in armi, che spesso rovescia il capo nel tuo grembo,
vinto dall’eterna ferita d’amore,
e così mirandoti con il tornito collo reclino, in te, o dea, sazia anelante d’amore gli avidi occhi,
e alla tua bocca è sospeso il respiro del
dio supino.
Quando egli, o divina, riposa sul tuo corpo santo,
riversandoti su di lui effondi dalle labbra soavi parole
e chiedi, o gloriosa, una placida pace per i Romani;
Quando egli, o divina, riposa sul tuo corpo santo,
riversandoti su di lui effondi dalle labbra soavi parole
e chiedi, o gloriosa, una placida pace per i Romani;
poiché io non posso compiere la mia opera in
un’epoca
avversa alla patria, né l’illustre stirpe di
Memmio
può mancare in tale discrimine alla salvezza
comune.
(Luca Canali)
Fai in modo che le crudeli opere belliche
cessino per mare e per terra.
Infatti a
te sola spetta di donare la pace ai mortali,
poiché controlla le guerre crudeli Marte
guerriero,
che spesso si abbandona nel tuo grembo, vinto
dall'eterna ferita d’amore,
e, così, a capo reclino mirandoti,
pasce d’amore gli avidi occhi anelando a te, o
dea,
e il respiro del dio supino è sospeso alle tue
labbra.
E tu, o dea, reclinandoti su di lui che riposa
sul tuo santo corpo,
spendi
soavi parole per domandare, o gloriosa, la pace per i Romani.
infatti né io posso scrivere tranquillamente in
tempi
avversi alla patria, né il discendente dei
Memmi può
venire meno alla salvezza comune. (cb)
3) Quale verbo latino viene tradotto rispettivamente
con gratificare e con donare? Quale delle due traduzioni è più
“fedele” all’originale latino, dal punto di vista sintattico? Motiva la tua
risposta con riferimenti grammaticali. Quali parole latine traducono, nel
secondo punto rassettato, le due traduzioni? Quale delle due è sintatticamente
più “fedele” all’originale e con quale
motivazione grammaticale?
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