- MARTEDI' 15 MARZO : III PROVA DI LATINO
- SETTIMANA DAL 14 AL 17: DEDICATA in prevalenza A DANTE
- PRIMA DI PASQUA: RACCOLTA MATERIALI TRADUZIONE DAL LATINO
- 30 MARZO (DOPO LE VACANZE): SCALETTA TESINA E TEMA IN CLASSE SU TRACCE RIPRODOTTE DI SEGUITO
- DAL 4 APRILE INTERROGAZIONI DI ITALIANO E DI LATINO (di latino: traduzione)
TRACCE TEMI DA REALIZZARE PER IL 30 MARZO (consegna insieme alla scaletta della tesina)
TIPOLOGIA
A – ANALISI DEL TESTO
Vediamo dunque, senz’altro, qual è il processo da cui
risulta quella particolar rappresentazione che si suol chiamare umoristica; se
questa ha peculiari caratteri che la distinguono, e da che derivano: se vi è un
particolar modo di considerare il mondo, che costituisce appunto la materia e
la ragione dell’umorismo.
Ordinariamente, - ho già detto altrove, e qui m’è forza ripetere – l’opera d’arte
è creata dal libero movimento della vita interiore che organa le idee e le
immagini in una forma armoniosa, di cui tutti gli elementi han corrispondenza
tra loro e con l’idea-madre che le coordina. La riflessione, durante la
concezione, come durante l’esecuzione dell’opera d’arte, non resta certamente
inattiva: assiste al nascere e al crescere dell’opera, ne segue le fasi
progressive e ne gode, raccosta i varii elementi, li coordina, li compara. La
coscienza non rischiara tutto lo spirito; segnatamente per l’artista essa non è
un lume distinto dal pensiero, che permetta alla volontà di attingere in lei
come in un tesoro d’immagini e d’idee. La coscienza, in somma, non è una
potenza creatrice, ma lo specchio interiore in cui il pensiero si rimira; si
può dire anzi ch’essa sia il pensiero che vede sé stesso, assistendo a quello
che esso fa spontaneamente. E, d’ordinario, nell’artista, nel momento della
concezione, la riflessione si nasconde, resta, per così dire, invisibile: è,
quasi, per l’artista una forma del sentimento. Man mano che l’opera si fa, essa
la critica, non freddamente, come farebbe un giudice spassionato,
analizzandola, ma d’un tratto, mercé l’impressione che ne riceve.
Questo, ordinariamente. Vediamo adesso se, per la
natural disposizione d’animo di quegli scrittori che si chiamano umoristi e per
il particolar modo che essi hanno di intuire e di considerar gli uomini e la
vita, questo stesso procedimento avviene nella concezione delle loro opere; se
cioè la riflessione vi tenga la parte che abbiamo or ora descritto, o non vi
assuma piuttosto una speciale attività.
Ebbene, noi vedremo che nella concezione di ogni opera
umoristica, la riflessione non si nasconde, non resta invisibile, non resta
cioè quasi una forma del sentimento, quasi uno specchio in cui il sentimento si
rimira; ma gli si pone innanzi, da giudice; lo analizza, spassionandosene; ne
scompone l’immagine; da questa analisi però, da questa scomposizione, un altro
sentimento sorge o spira: quello che potrebbe chiamarsi, e che io difatti
chiamo il sentimento del
contrario. (Luigi Pirandello, L’umorismo,
1908)
ANALISI
Riassumi il contenuto del testo.
COMPRENSIONE
1) Soffermati,
per spiegarli e collegarli, sui seguenti passaggi del testo: “l’opera
d’arte è creata dal libero movimento della vita interiore che organa le idee e
le immagini in una forma armoniosa, di cui tutti gli elementi han
corrispondenza tra loro e con l’idea-madre che le coordina”. “La coscienza, in
somma, non è una potenza creatrice, ma lo specchio interiore in cui il pensiero
si rimira; si può dire anzi ch’essa sia il pensiero che vede sé stesso,
assistendo a quello che esso fa spontaneamente.”.
2) Pirandello
sostiene che l’umorista, rispetto a tutti gli altri scrittori, abbia un modo
peculiare di procedere: quale, basandoti esclusivamente sul testo proposto?
APPROFONDIMENTO
II passo riportato prosegue con
l’esempio della “vecchia signora”. Approfondisci il tema in questione,
inserendo precisi riferimenti e l’analisi di questo esempio, nonché quanto tu ritenga pertinente e utile a
intendere in che cosa consista l’umorismo per Pirandello (anche all’atto
pratico della sua scrittura, soprattutto novellistica).
TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO
BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma
di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in
parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti. Se
scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con
opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al
saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi. Se scegli la
forma dell’«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di
giornale sul quale pensi che l’articolo debba essere pubblicato. Per entrambe
le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.
B1 – AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO
Argomento: la nostalgia come categoria
dello spirito e alimento estetico.
DOC
1
Ma nella grotta il generoso Ulisse
non era: mesto sul deserto lido,
cui spesso si rendea, sedeasi; ed ivi
con dolori, con gemiti, con pianti 110
struggeasi l'alma, e l'infecondo mare
sempre agguardava, lagrime stillando. (OMERO, Odissea, libro V, 107-112)
non era: mesto sul deserto lido,
cui spesso si rendea, sedeasi; ed ivi
con dolori, con gemiti, con pianti 110
struggeasi l'alma, e l'infecondo mare
sempre agguardava, lagrime stillando. (OMERO, Odissea, libro V, 107-112)
DOC 2
Era già l'ora che volge
il disio
ai navicanti e 'ntenerisce il core
lo dì c' han detto ai dolci amici addio; 3
e che lo novo peregrin d’amore
punge, se ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si more; […](DANTE ALIGHIERI, Purgatorio, VIII, vv.3-6)
ai navicanti e 'ntenerisce il core
lo dì c' han detto ai dolci amici addio; 3
e che lo novo peregrin d’amore
punge, se ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si more; […](DANTE ALIGHIERI, Purgatorio, VIII, vv.3-6)
DOC 3
Solo chi conosce la
nostalgia
capisce quello che soffro!
Solo e diviso
da ogni gioia,
guardo nel firmamento
in tutte le direzioni.
capisce quello che soffro!
Solo e diviso
da ogni gioia,
guardo nel firmamento
in tutte le direzioni.
Oh! Colui che mi ama e
mi conosce,
è lontano.
Mi gira la testa, e bruciano
le mie viscere.
Solo chi conosce la nostalgia
capisce quello che soffro! (W.GOETHE, Solo chi conosce la nostalgia, poesia contenuta nel romanzo Wilhelm Meister).
è lontano.
Mi gira la testa, e bruciano
le mie viscere.
Solo chi conosce la nostalgia
capisce quello che soffro! (W.GOETHE, Solo chi conosce la nostalgia, poesia contenuta nel romanzo Wilhelm Meister).
DOC 4
In greco “ritorno” si dice nòstos.
Álgos significa “sofferenza”. La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal
desiderio inappagato di ritornare. Per questa nozione fondamentale la
maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (nostalgia, nostalgie), poi altre parole
che hanno radici nella lingua nazionale: gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade. In ciascuna lingua
queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano
esclusivamente la tristezza provocata dall’impossibilità di ritornare in
patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. Il che, in
inglese, si dice homesickness.
O in tedesco Heimweh. In olandese: heimwee. Ma è una riduzione
spaziale di questa grande nozione. Una delle più antiche lingue europee,
l’islandese, distingue i due termini: söknudur:
“nostalgia” in senso lato; eheimfra: “rimpianto della propria terra”.
Per questa nozione i cechi, accanto alla parola “nostalgia” presa dal greco,
hanno un sostantivo tutto loro: stesk,
e un verbo tutto loro; la più commovente frase d’amore ceca:stỳskà se mi po
tobě: “ho nostalgia di te”; “non posso sopportare il dolore della tua
assenza”. In spagnolo, añoranza viene dal verbo añorar(“provare nostalgia”),
che viene dal catalano enyorar,
a sua volta derivato dal latino ignorare. Alla luce di questa etimologia, la
nostalgia appare come la sofferenza dell’ignoranza. Tu sei lontano, e io non so
che ne è di te. Il mio paese è lontano e io non so cosa succede laggiù. Alcune
lingue hanno qualche difficoltà con la nostalgia: i francesi non possono
esprimerla se non con il sostantivo di origine greca e non hanno il verbo
relativo; Je m’ennuie de toi (“sento la tua mancanza”),
ma il verbos’ennuyer è
debole, freddo, e comunque troppo lieve per un sentimento cosi grave. I
tedeschi utilizzano di rado la parola “nostalgia” nella sua forma greca e
preferiscono dire Sehnsucht:
“desiderio di ciò che è assente”; ma la Sehnsucht può applicarsi a ciò che è
stato come a ciò che non è mai stato (una nuova avventura) e quindi non implica
di necessità l’idea di un nòstos; per includere nella Sehnsucht l’ossessione del ritorno
occorrerebbe aggiungere un complemento: Sehnsucht
nach der Verganghenheit, nach der verlorenen Kindheit, nach der ersten Liebe (“desiderio del passato,
dell’infanzia, del primo amore”).
(M. KUNDERA, L’ignoranza, 2007)
B2 - AMBITO SOCIO-ECONOMICO
ARGOMENTO: Il referendum del 17 aprile 2016
DOC 1
Gli italiani saranno interpellati ad aprile per
decidere o meno l’abrogazione del comma 17 dell’art. 6,
relativo al DdL n. 152 del 3 aprile 2006 sulle normative ambientali. In
particolare, il referendum riguarderà le trivellazioni nei nostri mari da Genova a Trieste,
di cui viene chiesto lo stop, per non arrecare danni all’ambiente. Greenpeace è
sceso in prima linea nella battaglia contro i petrolieri ed il Governo,
affiancando le 9 regioni promotrici di questa iniziativa per dire basta allo scempio nelle acque territoriali. Trivellare i fondali,
peraltro non particolarmente ricchi di petrolio o gas metano, conviene soltanto
a pochissimi, ma allo stesso tempo si danneggia la pesca, l’economia costiera
ed il turismo. Tutte minacce concrete se ci si continua ad affidare ai
petrolieri. L’ente internazionale ha spiegato all’interno di un rapporto
l’inutilità delle trivellazioni, nonché i danni da esse causate nei mari
italiani, e non solo. Nel corso di questi mesi si sono susseguite
manifestazioni ambientaliste, tra cui anche l’occupazione di una delle
piattaforme petrolifere, ma ilmovimento #notriv, che è
cresciuto notevolmente nell’ultimo periodo, punta a sfidare il Parlamento con
la consultazione che si svolgerà domenica 17
aprile 2016, anche se è stato chiesto di accorpare le elezioni amministrative e l’appuntamento referendario per
evitare uno spreco di denaro pubblico. http://www.internazionale.it/notizie/2016/02/24/referedum-trivelle
DOC 2
Renzi e i suoi ministri hanno una bella faccia
tosta e dimenticano, ora che sono al potere, le cose che hanno detto quando
erano all’opposizione. Bene ha fatto il capogruppo di Sinistra Italiana Arturo
Scotto a ricordare la dichiarazione di Dario Franceschini del marzo 2011
quando, da capogruppo Pd, accusava il governo Berlusconi di buttare dalla
finestra 300 milioni di euro non procedendo ad accorpare referendum ed
amministrative. Non solo il governo Renzi non ha voluto l’election day, ma ha
stabilito di celebrare il referendum il 17 aprile. Prima data utile, che ha lo
scopo di ridurre il tempo per un’adeguata sensibilizzazione dell’opinione
pubblica. Puntando al non raggiungimento del quorum. Poteva fare un decreto
legge discutendo subito la proposta di legge di Si. Con lo Sblocca Italia e la
previsione del “titolo unico” si è sostanzialmente dato mano libera alle
compagnie petrolifere italiane e straniere sia sulla terraferma che in mare. In
seguito all’approvazione di questa legge è nato un movimento nel Paese, e in
Basilicata, la mia terra, che si è messo in moto per evidenziare
l’incostituzionalità della legge che nel frattempo era stata impugnata da
alcune Regioni (non la Basilicata, purtroppo, nonostante la grande
manifestazione del 4 dicembre 2014 a Potenza). Vincenzo Folino, Trivelle:la faccia tosta di Renzi, http://ilmanifesto.info/trivelle-la-faccia-tosta-di-renzi/
DOC 3
Cosa vuole cambiare il referendum
Nel referendum si chiede agli italiani se vogliono abrogare la parte di una legge che permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. Il quesito del referendum, letteralmente, recita:
Nel referendum si chiede agli italiani se vogliono abrogare la parte di una legge che permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. Il quesito del referendum, letteralmente, recita:
Volete voi che sia abrogato l’art. 6,
comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme
in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge
28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle
seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto
degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?
http://www.ilpost.it/2016/03/08/guida-referendum-trivellazioni-petrolio/
B3
– AMBITO STORICO-POLITICO
ARGOMENTO:
memorie e eredità: i rapporti tra le generazioni.
DOC
1
“L'esperienza di cui siamo portatori noi
superstiti dei Lager nazisti è estranea alle nuove generazioni dell'Occidente,
e sempre più estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni. Per i
giovani degli anni '50 e '60, erano cose dei loro padri: se ne parlava in
famiglia, i ricordi conservavano ancora la freschezza delle cose viste. Per i
giovani di questi anni '80, sono cose dei loro nonni: lontane, sfumate,
"storiche". Essi sono assillati dai problemi d'oggi, diversi,
urgenti: la minaccia nucleare, la disoccupazione, l'esaurimento delle risorse,
l'esplosione demografica, le tecnologie che si rinnovano freneticamente ed a
cui occorre adattarsi [...] Si affaccia all'età adulta una generazione
scettica, priva non di ideali ma di certezze, anzi, diffidente delle grandi
verità rivelate; disposta invece ad accettare le verità piccole, mutevoli di
mese in mese sull'onda convulsa delle mode culturali, pilotate o selvagge.
Per noi, parlare con i giovani è sempre
più difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il
rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere
ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati
collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato,
fondamentale appunto perché inaspettato, non previsto da nessuno. È avvenuto contro
ogni previsione; è avvenuto in Europa; incredibilmente, è avvenuto che un
intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di
Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf
Hitler è stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. È avvenuto, quindi
può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può
accadere, e dappertutto [...] Molti nuovi tiranni tengono nel cassetto la
“Battaglia” di Adolf Hitler: magari con qualche
rettifica, o con qualche sostituzione di nomi, può ancora venire a
taglio.” (P: Levi, I sommersi e i
salvati)
DOC
2
Uno dei temi più misteriosi del teatro
tragico greco è la predestinazione dei figli a pagare le colpe dei padri.
Non importa se i figli sono buoni, innocenti,
pii: se i loro padri hanno peccato, essi devono essere puniti.
È il coro – un coro democratico – che si
dichiara depositario di tale verità: e la enuncia senza introdurla e senza
illustrarla, tanto gli pare naturale.
Confesso che questo tema del teatro greco
io l'ho sempre accettato come qualcosa di estraneo al mio sapere, accaduto
«altrove» e in un «altro tempo». Non senza una certa ingenuità scolastica, ho
sempre considerato tale tema come assurdo e, a sua volta, ingenuo,
«antropologicamente» ingenuo.
Ma poi è arrivato il momento della mia
vita in cui ho dovuto ammettere di appartenere senza scampo alla generazione
dei padri. Senza scampo, perché i figli non solo sono nati, non solo sono
cresciuti, ma sono giunti all'età della ragione e il loro destino, quindi,
comincia a essere ineluttabilmente quello che deve essere, rendendoli adulti.
Ho osservato a lungo in questi ultimi
anni, questi figli. Alla fine, il mio giudizio, per quanto esso sembri anche a
me stesso ingiusto e impietoso, è di condanna. Ho cercato molto di capire, di
fingere di non capire, di contare sulle eccezioni, di sperare in qualche
cambiamento, di considerare storicamente, cioè fuori dai soggettivi giudizi di
male e di bene, la loro realtà. Ma è stato inutile. Il mio sentimento è di condanna. I sentimenti non si
possono cambiare. Sono essi che sono storici. È ciò che si prova, che è reale
(malgrado tutte le insincerità che possiamo avere con noi stessi). Alla fine –
cioè oggi, primi giorni del '75 — il mio sentimento è, ripeto, di condanna. Ma
poiché, forse, condanna è una parola sbagliata (dettata, forse, dal riferimento
iniziale al contesto linguistico del teatro greco), dovrò precisarla: più che
una condanna, infatti il mio sentimento è una «cessazione di amore»: cessazione
di amore, che, appunto, non da luogo a «odio» ma a «condanna».
Io ho qualcosa di generale, di immenso, di
oscuro da rimproverare ai figli. Qualcosa che resta al di qua del verbale:
manifestandosi irrazionalmente, nell'esistere, nel «provare sentimenti». Ora, poiché
io — padre ideale – padre storico – condanno i figli, è naturale che, di
conseguenza, accetti, in qualche modo l'idea della loro punizione.
[…] Se io condanno i figli (a causa di una
cessazione di amore verso di essi) e quindi presuppongo una loro punizione, non
ho il minimo dubbio che tutto ciò accada per colpa mia. In quanto padre. In
quanto uno dei padri. Uno dei padri che si son resi responsabili, prima, del
fascismo, poi di un regime clerico-fascista, fintamente democratico, e, infine,
hanno accettato la nuova forma del potere, il potere dei consumi, ultima delle
rovine, rovina delle rovine.
La colpa dei padri che i figli devono
pagare è dunque il «fascismo», sia nelle sue forme arcaiche, che nelle sue
forme assolutamente nuove – nuove senza equivalenti possibili nel passato?
Mi è difficile ammettere che la «colpa»
sia questa. Forse anche per ragioni private e soggettive. Io, personalmente,
sono sempre stato antifascista, e non ho accettato mai neanche il nuovo potere
di cui in realtà parlava Marx, profeticamente, nel Manifesto, credendo di parlare
del capitalismo del suo tempo. Mi sembra che ci sia qualcosa di conformistico e
troppo logico — cioè di non-storico — nell'identificare in questo la colpa.[…] I
figli che ci circondano, specialmente i più giovani, gli adolescenti, sono
quasi tutti dei mostri. Il loro aspetto fisico è quasi terrorizzante, e quando
non terrorizzante, è fastidiosamente infelice. Orribili pelami, capigliature
caricaturali, carnagioni pallide, occhi spenti. Sono maschere di qualche
iniziazione barbarica. Oppure, sono maschere di una integrazione diligente e
incosciente, che non fa pietà.(P.P. PASOLINI, Lettere luterane)
DOC
3
Penso a come è stato facile amarti da
piccolo. A quanto è difficile continuare a farlo ora che le nostre stature sono
appaiate, la tua voce somiglia alla mia e dunque reclama gli stessi toni e
volumi, gli ingombri dei corpi sono gli stessi. L'amore naturale che si porta
ai figli bambini non è un merito. Non richiede capacità che non siano
istintive. [...] È anni dopo, è quando tuo figlio (l'angelo inetto che ti
faceva sentire dio perché lo nutrivi e lo proteggevi: e ti piaceva crederti
potente e buono) si trasforma in un tuo simile, in un uomo, in una donna,
insomma in uno come te, è allora che amarlo richiede le virtù che contano.
La pazienza, la forza d'animo, l'autorevolezza, la severità, la
generosità, l'esemplarità... troppe, troppe virtù per chi nel frattempo cerca
di continuare a vivere. A dieci anni riempivo l'annaffiatoio per mio padre, e
la facilità con la quale lui maneggiava con una sola mano quei dieci litri
d'acqua che io gli porgevo con fatica e impaccio mi pareva il traguardo della mia
infanzia. Ora che maneggio con la stessa destrezza quei dieci litri, e sono
dunque adulto, mi rendo conto che nessuno mi porge l'annaffiatoio. Una catena è
spezzata - ne sono l'ultimo anello. Non c'è dubbio. Sono l'ultimo anello. (M. SERRA, Gli sdraiati)
B4
– AMBITO TECNICO-SCIENTIFICO
Argomento: la digitalizzazione a
scuola.
DOC 1
Qui la mia predica finisce, inutile come tutte le prediche. Ma
mi è davvero difficile immaginare una scuola che funzioni, anzi che sopravviva
con adolescenti e perfino bambini smartphone addicted, drogati di aggeggi
telematici. Gli ingenui che hanno creduto che la tecnologia digitale, come
altre precedenti, fosse solo un mezzo, né buono né cattivo, che dipende
dall’uso che se ne fa, forse dovrebbero riflettere. E’ la tecnologia che usa
noi, non il contrario. Ci modella, “ci cambia la vita”, il cervello, la psiche,
il sistema nervoso, la volontà, l’attenzione, la memoria e tutte le venerande
facoltà mentali che venivano enumerate una volta. La scuola sarà impossibile
(inutile, impotente) per una massa di giovani dotati 24 ore su 24 di
macchinette palmari che contengono il mondo, piccoli buchi neri a buon mercato
in cui la società si concentra, precipita e sparisce. Parlate con loro. A ogni
obiezione critica, anche i più intelligenti rispondono: “Non è giusto ma è
così” oppure “Internet è la società”.
La tecnologia non va certo demonizzata (io però la demonizzo).
Non si tratta di tecnologia, ma di capitalismo digitale. Il capitalismo ha
vinto da quando esiste e continuerà a vincere producendo e vendendo tecnologie
sempre più “comode” e “veloci”. Alla Grande Macchina nessuno ha resistito e
nessuno resisterà. La cultura è sempre più al suo servizio. Tutto è al suo
servizio. (A. BERARDINELLI, La scuola è
impossibile, ma prof e studenti non fatevi rubare la mente, “Il Foglio”,
giugno 2015)
DOC 2
Avanguardie educative è il movimento che intende trasformare il modello
organizzativo e didattico della scuola italiana. Il progetto è stato avviato
nel 2014 su iniziativa dell’Indire e di 22 scuole fondatrici e da allora oltre
370 istituti scolastici hanno deciso di prendervi parte, adottando una o più
delle sue “idee”. Numerose sono state anche le realtà scolastiche che hanno
proposto le loro esperienze d’innovazione. Alcune di queste sono già entrate
nella “Galleria delle idee” delle Avanguardie educative, altre sebbene molto
significative non possiedono quel carattere di diffusione e radicamento che
connota le idee del movimento. Nonostante questo, le proposte in questione
hanno un importante valore e meritano di essere conosciute e disseminate: per
questo dedichiamo loro uno spazio sul nostro sito, pubblicando le testimonianze
d’innovazione raccontate attraverso le parole dei docenti e dei dirigenti
protagonisti.
“Appuntamento con l’innovazione” diventa lo spazio online che settimanalmente darà voce ai racconti degli studenti e degli insegnanti che stanno sperimentando nuovi modi di fare scuola.(dal sito di INDIDRE, Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa)
“Appuntamento con l’innovazione” diventa lo spazio online che settimanalmente darà voce ai racconti degli studenti e degli insegnanti che stanno sperimentando nuovi modi di fare scuola.(dal sito di INDIDRE, Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa)
DOC 3
Il Programma Operativo Nazionale (PON) “Per la Scuola
- competenze e ambienti per l’apprendimento” per il periodo di programmazione
2014-2020, a titolarità del Ministero dell’istruzione, dell’università e della
ricerca (MIUR), che ha ricevuto formale approvazione da parte della Commissione
Europea con Decisione C(2014) n. 9952, del 17 dicembre 2014, è un Programma
plurifondo finalizzato al miglioramento del servizio istruzione. In
particolare, l’Obiettivo specifico 10.8 e l’Azione 10.8.4 sono volti alla
diffusione della società della conoscenza nel mondo della scuola e alla
formazione del personale della scuola su tecnologie e approcci metodologici
innovativi. In questo ambito vengono supportate le finalità per sviluppare
l'economia e la cultura digitale in Europa proprie dell’Agenda Digitale
Europea, iniziativa faro della strategia Europa 2020, e gli obiettivi
dell'Agenda Digitale Italiana che rappresenta l'insieme di azioni e norme per
lo sviluppo delle tecnologie, dell'innovazione e dell'economia digitale
nazionale. Con il decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca 27 ottobre 2015, n. 851, è stato adottato il Piano nazionale per la
scuola digitale (di seguito, PNSD), che contribuisce alla costruzione di una
visione di educazione nell’era digitale, che parte da una “idea rinnovata di
scuola intesa come spazio aperto per l’apprendimento e non unicamente luogo
fisico, in cui le tecnologie diventano abilitanti, quotidiane e al servizio
dell’attività scolastica”. (dal sito del MIUR)
TIP. D – TEMA A
CARATTERE GENERALE
Oltre al conformismo inteso come mezzo per superare
l'isolamento, un altro fattore nella vita contemporanea
deve essere preso in considerazione: la routine del lavoro e del piacere. L'uomo diventa un 'dalle nove
alle cinque', è parte della forza del lavoro, della forza burocratica degli
impiegati e dei dirigenti. Ha scarsa iniziativa, i suoi compiti essendo
prescritti dall'organizzazione; vi è ben poca differenza tra chi è in cima alla
scala, e chi è in basso. Tutti seguono schemi prestabiliti, con una velocità
prestabilita, in modo predisposto. Perfino le reazioni sono prescritte: allegria, tolleranza, amabilità, ambizione e capacità di andare d'accordo con tutti senza
attrito. Il divertimento è organizzato nello stesso modo, sebbene non con lo
stesso sistema; i libri sono selezioni da biblioteche, i film dagli impresari,
e gli slogans pubblicitari coniati da loro; il resto è pure uniforme; la gita
domenicale in automobile, i programmi televisivi, le riunioni e i ricevimenti ufficiali.
Dalla nascita alla morte, dal lunedì alla domenica, da mattina a sera, tutte le
attività sono organizzate e prestabilite. Come potrebbe un uomo prigioniero
nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo, un individuo ben
distinto, uno al quale è concessa un'unica occasione di vivere, con speranze e
delusioni, dolori e timori, col desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla? (Erich Fromm, L’arte di amare, pp. 28-29)
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