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TRADUZIONI DI LATINO: FEDRO, POSTILLA SULLA CONTRASTIVA, TACITO, SENECA, AGOSTINO (in fieri)

FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

mercoledì 4 maggio 2016

SABA - A MIA MOGLIE - MIO PADRE E' STATO PER ME L'ASSASSINO - PAROLE - GOAL - AVEVO

A MIA MOGLIE(1 909-1910) anche sul Baldi
  1. Tu sei come una giovane,
  2. una bianca pollastra.
  3. Le si arruffano al vento
  4. le piume, il collo china
  5. per bere, e in terra raspa;
  6. ma, nell'andare, ha il lento
  7. tuo passo di regina,
  8. ed incede sull'erba
  9. pettoruta e superba.
  10. È migliore del maschio 1.
  11. È come sono tutte
  12. le femmine di tutti
  13. i sereni animali
  14. che avvicinano a Dio 2.
  15. Così se l'occhio, se il giudizio mio
  16. non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
  17. e in nessun'altra donna.
  18. Quando la sera assonna
  19. le gallinelle 3,
  20. mettono voci che ricordan quelle,
  21. dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
  22. ti quereli, e non sai
  23. che la tua voce ha la soave e triste
  24. musica dei pollai.
  25. Tu sei come una gravida
  26. giovenca 4;
  27. libera ancora e senza
  28. gravezza 5, anzi festosa;
  29. che, se la lisci, il collo
  30. volge, ove tinge un rosa
  31. tenero la sua carne.
  32. Se l'incontri e muggire
  33. l'odi, tanto è quel suono
  34. lamentoso, che l'erba
  35. strappi, per farle un dono.
  36. È così che il mio dono
  37. t'offro quando sei triste.
  38. Tu sei come una lunga 6
  39. cagna, che sempre tanta
  40. dolcezza ha negli occhi,
  41. e ferocia nel cuore.
  42. Ai tuoi piedi una santa
  43. sembra, che d'un fervore
  44. indomabile arda,
  45. e così ti riguarda
  46. come il suo Dio e Signore.
  47. Quando in casa o per via
  48. segue, a chi solo tenti
  49. avvicinarsi, i denti
  50. candidissimi scopre.
  51. Ed il suo amore soffre
  52. di gelosia.
  53. Tu sei come la pavida
  54. coniglia. Entro l'angusta
  55. gabbia ritta al vederti
  56. s'alza,
  57. e verso te gli orecchi
  58. alti protende e fermi 7;
  59. che la crusca e i radicchi 8
  60. tu le porti, di cui
  61. priva in sé si rannicchia,
  62. cerca gli angoli bui.
  63. Chi potrebbe quel cibo
  64. ritoglierle 9? chi il pelo
  65. che si strappa di dosso,
  66. per aggiungerlo al nido
  67. dove poi partorire 10?
  68. Chi mai farti soffrire?
  69. Tu sei come la rondine
  70. che torna in primavera.
  71. Ma in autunno riparte;
  72. e tu non hai quest'arte 11.
  73. Tu questo hai della rondine:
  74. le movenze leggere;
  75. questo che a me, che mi sentiva ed era 12
  76. vecchio, annunciavi un'altra primavera 13.
  77. Tu sei come la provvida
  78. formica 14. Di lei, quando
  79. escono alla campagna,
  80. parla al bimbo la nonna
  81. che l'accompagna.
  82. E così nella pecchia 15
  83. ti ritrovo, ed in tutte
  84. le femmine di tutti
  85. i sereni animali
  86. che avvicinano a Dio;
  87. e in nessun'altra donna.
  88. MIO PADRE E' STATO PER ME L'ASSASSINO (1924) 
Mio padre è stato per me l'"assassino",
      fino ai vent'anni che l'ho conosciuto.
      Allora ho visto ch'egli era un bambino,
      e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto.

      Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
5    un sorriso, in miseria, dolce e astuto,
      Andò sempre pel mondo pellegrino;
      più d'una donna l'ha amato e pasciuto.

      Egli era gaio e leggero; mia madre
10  tutti sentiva della vita i pesi.
      Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

      "Non somigliare - ammoniva - a tuo padre".
      Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
      eran due razze in antica tenzone. 

      [da Autobiografia, 1924]

PAROLE (1933-'34)
Parole,
dove il cuore dell'uomo si specchiava
-nudo e sorpreso- alle origini; un angolo
cerco nel mondo, l'oasi propizia
a detergere voi con il mio pianto
dalla menzogna che vi acceca. Insieme
delle memorie spaventose il cumulo
si scioglierebbe, come neve al sole.

GOAL (c'è sul Baldi) 1934-'35
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia
, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla - unita ebrezza - par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore, 
è dato
, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro - è rimasto
. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch’io son parte.

AVEVO (1944) 
Da una burrasca ignobile  approdato
a questa casa ospitale, m’affaccio
— liberamente alfine — alla finestra.
Guardo nel cielo nuvole passare,
biancheggiare lo spicchio della luna,
*
Palazzo Pitti  di fronte. E mi volgo
vane antiche domande: perché, madre,
m’hai messo al mondo? Che ci faccio adesso
che sono vecchio, che tutto s’innova,
che il passato è macerie, che alla prova
impari mi trovai di spaventose
vicende? Viene meno anche la fede
nella morte, che tutto essa risolva.
*
Avevo il mondo per me; avevo luoghi
del mondo dove mi salvavo. Tanta
luce:,in quelli ho veduto che, a momenti,
ero una luce io stesso. Ricordi,
tu dei miei giovani amici il piú caro,
tu quasi un figlio per me, che non pure
so dove sei, né se piú sei, che a volte
prigioniero ti penso nella terra
squallida, in mano al nemico? Vergogna
mi prende allora di quel poco cibo’,
dell’ospitale provvisorio tetto.
Tutto mi portò via il fascista abbietto
ed il tedesco lurco’.
*
Avevo una famiglia, una compagna;
la buona, la meravigliosa Lina.
È viva ancora, ma al riposo inclina
piú che i suoi anni impongano. Ed un’ansia
pietà mi prende di vederla ancora,
in non sue case  affaccendata, il fuoco
alimentare a scarse legna. D’altri
tempi al ricordo doloroso il cuore
si stringe, come ad un rimorso, in petto.
Tutto mi portò via il fascista abbietto
ed il tedesco lurco.
*
Avevo una bambina, oggi una donna.
Di me vedevo in lei la miglior parte.
Tempo funesto anche trovava l’arte
di staccarla da me, che la radice 
vede in me dei suoi mali, né piú l’occhio
mi volge, azzurro, con l’usato affetto.
Tutto mi portò via il fascista abbietto
ed il tedesco lurco.
*
Avevo una città bella tra i monti
rocciosi e il mare luminoso. Mia
perché vi nacqui, piú che d’altri mia
che la scoprivo fanciullo, ed adulto
per sempre a Italia la sposai col canto
Vivere si doveva. Ed io per tanto
scelsi fra i mali il piú degno: fu il piccolo
d’antichi libri raro negozietto.
Tutto mi portò via il fascista inetto
ed il tedesco lurco.
*
Avevo un cimitero ove mia madre
riposa, e i vecchi di mia madre. Bello
come un giardino; e quante volte in quello
mi rifugiavo col pensiero! Oscuri
esigli e lunghi, atre’ vicende, dubbio’
quel giardino mi mostrano e quel letto.
Tutto mi portò via il fascista abbietto
— anche la tomba — ed il tedesco lurco.

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