Sogno d'autunno è un dramma scritto da Jon Fosse nel 1998. Jon Fosse è un drammaturgo, romanziere e poeta norvegese nato nel 1959, autore di opere caratterizzate da una scrittura rarefatta, concentrata, particolarmente adatta a cogliere le difficoltà di comunicazione fra esseri umani, che sono spesso al centro della sua drammaturgia. Si fatica a parlare di qualcosa, anche quando si sta insieme, e l'assenza di pensiero e di volontà pervade un gran numero di rapporti umani.
In Sogno d'autunno i personaggi in scena sono cinque: un Uomo e una Donna, la Madre e il Padre e Gry, prima moglie dell'Uomo. L'Uomo e la Donna si incontrano in un cimitero dove forse, a questo fanno riferimento ossessivamente i personaggi, si sta per celebrare il funerale della nonna dell'Uomo. Paiono rivedersi dopo anni, essersi amati e desiderati, desiderarsi ancora o non sperare più nemmeno di potersi stringere la mano. Tra gesti e parole che si immaginano (a leggere il testo) come sussurrate sommessamente da anime che hanno perso il coraggio di affermare la propria indipendenza, la propria volontà, il proprio amore, la vicenda a tratti esce dal limbo rarefatto delle evocazioni per tratteggiare una storia come tante: quella di un uomo che lascia la moglie e il figlio per andare a vivere con un'altra. La Madre prende spesso la parola per accusare, la Donna sembra trovare la sua consistenza in una rivendicazione del desiderio puro, sessuale, l'Uomo si sottrae e si nasconde, mentre il Padre è una presenza umbratile, vagante fra tombe e epitaffi a cercare invano lì segni di realtà.
Una sintesi della drammaturgia di Jon Fosse: si deve scrivere ciò che non si può dire. "La parola più importante delle mie opere è pausa".
Lo vedremo al Teatro Carignano martedì 28 febbraio alle 19:30, durata 75', per la regia di Valerio Binasco. Come interpreti Giovanna Mezzogiorno (la Donna), Michele Di Mauro (l'Uomo), Milvia Mirigliano, Nicola Pannelli, Teresa Sapongelo, musiche di Arturo Annecchino.
Una sintesi della drammaturgia di Jon Fosse: si deve scrivere ciò che non si può dire. "La parola più importante delle mie opere è pausa".
Lo vedremo al Teatro Carignano martedì 28 febbraio alle 19:30, durata 75', per la regia di Valerio Binasco. Come interpreti Giovanna Mezzogiorno (la Donna), Michele Di Mauro (l'Uomo), Milvia Mirigliano, Nicola Pannelli, Teresa Sapongelo, musiche di Arturo Annecchino.

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