Fernanda Romagnoli nacque a Roma il 5 novembre 1916. Si sposò nel 1948 con un ufficiale di cavalleria reduce dall’India dopo sei anni di prigione. Di qui iniziò per lei la prigionia: moglie tradita, madre, maestra. Alla Romagnoli dobbiamo alcune tra le più lucide, affilate poesie sul disastro degli affetti. “Nei ghetti del mio corpo, certe notti,/ i cinque sensi circolano cupi”, scrive in Sobillazione. Oppure in Lei, poesia impietosa, “Lei non ha colpa se è bella,/ se la luce accorre al suo volto,/ se il suo passo è disciolto/ come una riva estiva,/ se ride come si sgrana una collana./ (…) Se tu l’ami, lei non ha colpa./ Ma io – la vorrei morta”. Pubblicò quattro raccolte, in alcuni decenni: Capriccio (1943), Berretto rosso (1965), Confiteor (1973) e Il tredicesimo invitato (1980), cui seguì dopo la sua morte, avvenuta a Roma nel 1986, Mar Rosso. Il Labirinto (1997).
MAR ROSSO
L’animo del poeta: un espatriato!
Un erede di ghetti dati al fuoco!Non ha foglio di profugo. Non chiede viveri sigarette posto-letto. L’atlante – cancellato alle sue spalle. Pura circonferenza l’orizzonte (egli – al centro – il suo passo beduino). Su dal mattino – come da un bivacco;giù al tramonto, vermiglia intermittenza d’una misura senza fine. Ma a notte... come dolce il suo Mar Rosso trabocca in lui, l’inonda fra le ciglia quand’egli giace – tutto il cielo addosso.
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