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domenica 24 settembre 2017

L' ORRORE QUOTIDIANO

Ho iniziato ad apprezzare la scrittura di Lansdale per l'attrazione che esercitano da sempre su di me gli scrittori capaci di praticare il pluristilismo. Un corrispettivo della capacità di essere, nella vita, non personalità monolitiche ma soggetti disposti al cambiamento, che non ritengono un approdo da raggiungere troppo presto stabilità, equilibrio e pace dell'anima. Si tratta di attrazione per le braci, le superfici in continua evoluzione, così come per le  profondità melmose dove il piede sprofonda e non sa in che cosa si possa imbattere. 
Joe R. Lansdale ha scritto moltissmo, romanzi e racconti (ma anche fumetti e sceneggiature, che per ora non ho letto), spaziando dal genere horror  (Drive-in. La trilogia), alla serie di gialli molto sui generis raccolti sotto il nome dei due protagonisti Hap e Leonard,  al genere realistico-storico-sociale di In fondo alla palude e Paradise Sky, al realistico- psicologico dell'Anno dell'uragano. Per avere un'idea della varietà delle sue ispirazioni e dei suoi stili si può iniziare dai racconti raccolti nei tascabili Fanucci sotto il titolo Maneggiare con cura. Ovvio che chi può permettersi di leggerlo in lingua originale godrà molto più del suo estro linguistico. 
Concentrerò brevemente la mia attenzione sulla vena horror, che oltre ad avere una sua primaria espressione in alcuni racconti e nella citata Trilogia, attraversa  la maggioranza delle opere da me lette di questo autore. Scrivo da neofita del genere, che mi ha sempre respinta per ragioni molto superficiali e banali, che lascio immaginare. Superata la reazione che ho appena definito piuttosto epidermica, sono arrivata a pensare che l'horror  possa essere inteso come l'unico modo per parlare del mondo nell'ultimo secolo, ma in particolare oggi, senza finzione e ipocrisia, il mostro biteste che mi sembra dominare le nostre vite. A ogni svolta della narrazione, nei romanzi anche prettamente realisti di Lansdale, occhieggia l'orrore: non solo quello che genera, in una colluttazione condotta all'estremo della volontà di fare molto male all'avversario,  fuoriuscita di occhi dall'orbita, schizzi di sangue e liquidi corporei vari che  si spargono per ogni dove. No, a rappresentare una specie di rivolta contro la cecità di fronte al teatro del mondo  è la chiara visione che Lansdale ha dei moventi umani, una visione che è la stessa di Dante e di Ariosto: gli uomini si amano e si odiano, si legano provvisoriamente, diventano amici, costituiscono sodalizi lavorativi, si massacrano per ottenere il controllo di un territorio, e possono farlo con le parole, con le mani, con le armi. A seconda della situazione sociale in cui si trovano scelgono strumenti differenti, ma non è sempre la società a condizionarli, per quanto abbia sempre un suo piccolo ruolo. A condizionare è quel gran marasma di sentimenti contraddittori con i quali ciascuno ha a che fare fin dalla tenera età. Quando il bambino, lasciato al suo istinto, può decidere di staccare la testa a una lucertola o a una rana per vedere come la parte staccata continua a zampettare; oppure può immaginare di piantare coltelli nella pancia dei suoi amici per sottrarre loro il controllo di un forte; o ancora può essere (momentaneamente) così arrabbiato con uno dei genitori che gli proibisce qualcosa, da pensare di volerlo far morire di paura andandosene per sempre di casa. Nel mondo di Lansdale non esiste la bontà originaria e nemmeno la cattiveria originaria, esistono gli esseri umani più o meno variegati al loro interno, capaci di tutto, ossia di qualsiasi cosa, ma anche di niente, ovvero impotenti di fronte alla forza delle cose. Di qui la valenza fondamentale di una metafora che agisce nella narrazione del primo Drive in. In questo romanzo viene raccontata il repentino passaggio di un qualsiasi drive-in  a un altro stato, a un altrove dove zombie e cannibali sono i vicini di postazione, tutti si possono da un momento all'altro trasformare e saltarti addosso con il feroce desiderio di rosicchiarti il cranio. E in te, che fino a quel momento eri una persona normale,  una persona perbene, puoi solo sperare maturi, per forza o per magia, un'altrettanto feroce inclinazione a mordergli il collo per segargli la carotide. Lansdale è provvisto di una capacità magistrale di squarciare i veli, di far emergere dal normale il paradossale, l'estremo, il truculento, senza perdere di vista non solo la credibilità della narrazione, ma addirittura il realismo. Come può un horror risultare reale? Si tratta di una sfida,  che lo scrittore statunitense ha vinto: dietro alle sue storie, anche quelle completamente horror, si vede chiaramente il quotidiano. Gli zombie assatanati possono ben essere i tuoi colleghi di lavoro e tu stesso, quando non ti senti più in grado di capirti con nessuno, e ti pare che gli altri utilizzino suoni gorgoglianti che non sono parole; l'oscurità improvvisa che cala sul mondo che fino a ieri era completamente diverso è imparentata con quella sensazione di non avere più niente di sensato da fare a da dire che improvvisamente una mattina può coglierti appena alzato dal letto. E così via. L'orrore del quotidiano, e qualche sprazzo di luce.Ma quando il buio si dirada in realtà  tu inizi a vedere intorno a te i  dinosauri.
Di quanto Lansdale, con Hap e Leonard, mi faccia ridere dirò forse un'altra volta. Lo accenno, perché è in stretta relazione con il pluristilismo di cui sopra.
cb

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