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venerdì 20 aprile 2012

Scrittura creativa: libera invenzione a partire da Il naso di Gogol

Valente Carola, Bevilacqua Lorenzo, Nessi Filippo IB
Scrittura creativa da Il naso di Gogol

A causa del gelo che si protraeva da più di una settimana, il naso di Carola Valente stava incominciando a esprimersi da par suo: colore rosso acceso, preoccupante ingrossamento, escrezioni fastidiosamente umide e appiccicose; ma fino a quella mattina nessuno (nemmeno lei) ci aveva fatto caso.
È importante, prima di iniziare con la storia vera e propria, che conosciate alcune caratteristiche di questa ragazza, soprattutto per capire che tipo di studentessa fosse. Innanzitutto Carola si differenziava dai comuni teenager italiani per il fatto che amava leggere. E, occorre precisare, non i soliti best-seller che si trovano sugli scaffali dedicati a quindicenni più o meno decerebrati, bensì veri e propri tomi di grande rilievo nella letteratura mondiale. Un altro elemento di differenziazione dai suoi compagni consisteva nel fatto che trascorresse pochissimo tempo sui siti visitati da un'alta percentuale di suoi coetanei, quali Facebook e Twitter, per intenderci. Inoltre ella non aveva mai provato a fumare né sigarette né spinelli e, francamente, non ne sentiva l'esigenza. Tra le sue massime preferite, che non avrebbe mai osato confessare a un coetaneo anche ben disposto nei suoi confronti, figurava la seguente: "Trovo che la televisione sia uno strumento molto educativo:ogni volta che qualcuno accende l'apparecchio, vado nella stanza accanto a leggere un libro".[Groucho Marx] E tanto basta per capire di che soggetto ci stiamo occupando.
Camminando lentamente, Carola pensava alla giornata che l’attendeva: probabilmente sarebbe stata derisa a causa del suo buffo modo di parlare, leggermente nasale, nonché dalla sua goffaggine, che le causava incidenti occasionali ma significativi, come inciampare in ostacoli inesistenti (per i comuni mortali) o ficcarsi una matita in un occhio mentre qualcuno le stava dicendo qualcosa di importante. Davanti alla scuola, trovò i suoi compagni di classe intenti a parlare del più e del meno. Al vedere la ragazza, scoppiarono le attese risate, anche perché lei, per non smentirsi, proruppe in un fragorosissimo starnuto e… tutti quanti incominciarono a prenderla per il naso. È proprio qui che viene il bello: il naso, a differenza degli altri giorni, probabilmente stanco di essere sempre chiamato in causa e della scarsa cura che la sua padrona gli riservava… rifiutò l'invito e…evidentemente, ma non troppo, scomparve. Nessuno, però, se ne accorse. Nemmeno la sua legittima proprietaria. Al suono della campanella, infatti, la nostra eroina, ancora ignara di quanto le era occorso, si diresse in bagno, prima di entrare in classe, per un ripasso dell'ultimo minuto di latino. Stranamente, nell'entrare nei servizi, non venne travolta dal classico odore pungente di questi locali. Dapprima non ci fece caso, ma, guardandosi allo specchio, si accorse subito del perché di questo fenomeno: il naso era sparito, lasciando un preoccupante vuoto tra le due guance. Carola era senza parole. Tastò per qualche minuto il punto in cui la sua appendice (graziosa, le venne da pensare ora che non c’era più) figurava normalmente e, con una prontezza di riflessi che dobbiamo riconoscerle, pensò a come ovviare al terribile inconveniente. Non le venne in mente niente di meglio che tirare fuori dallo zaino la kefiah, così da coprire il vuoto che sarebbe stato notato da tutti i suoi compagni. Quindi, eroicamente, entrò in classe. Durante la lezione, Carola imitò ripetutamente il gesto di soffiarsi il naso, per evitare di attirare sguardi indiscreti e sbalorditi commenti sulla sparizione della sua appendice. Grazie a questo ingegnoso espediente, la prima ora passò tra gesti un po’ esagerati e rumori di starnuti, senza che nessuno si accorgesse della sua mancanza. Dentro di lei, tuttavia, continuava a crescere lo sgomento, e anche l’ira nei confronti del suo naso, che Carola
pensava si fosse unito al gruppo dei perditempo che abitualmente si riunivano per fumare e prendere in giro alcuni compagni come… Carola.
Durante la seconda ora si verificò un avvenimento che non confermò la previsione della ragazza riguardo al suo naso: l'appendice cartilaginea, infatti, si presentò in classe in veste di rappresentante d'istituto. La professoressa assunse un'espressione cortese e ascoltò, insieme agli alunni, quello che il ragazzo-naso aveva da dire. Pareva che Carola fosse l'unica a rendersi conto della reale identità del visitatore. Quando quest'ultimo fu uscito, Carola chiese all'insegnante di potere lasciare l'aula con un espediente. Correndo, la ragazza raggiunse il rappresentante d'istituto, al quale chiese di poter parlare un attimo dell'autogestione studentesca, attività verso la quale Carola non provava alcun interesse, anzi, nutriva una segreta avversione. In realtà essa aveva voluto attrarre l'attenzione del suo naso per convincerlo a tornare sulla sua faccia. Provò ad avviare una conversazione:
“Ciao, io mi chiamo Carola...ehm...come va?”
Vedendo che l'interlocutore non rispondeva, Carola continuò:
“In realtà volevo parlarti di una situazione alquanto strana. Il fatto è che, sai, è difficile a dirsi, ma, ecco , vedi, tu... tu saresti proprio il mio naso e dovresti tornare al tuo posto, tra le mie guance.”
L'appendice sfoderò un’aria perplessa:
“Questo al momento non è proprio possibile, perché stiamo organizzando assemblee e cortei studenteschi. Inoltre vogliamo far conoscere agli studenti del liceo Gobetti la questione della TAV. Quindi, come puoi capire, sono molto occupato ed è meglio che vada in classe ora!”
Carola ritornò in classe e si sedette al suo posto. Appena suonata la campanella del primo intervallo, sconvolta dall'assurda conversazione tenuta col naso poco prima, si recò al pian terreno, per chiedere un breve colloquio con la preside. Avvicinandosi all'ufficio di quest'ultima, venne affiancata da una bidella che le comunicò l'assenza del capo d’istituto. Proprio in quel momento, però, la porta si aprì e ne uscì la signora direttrice. Carola rivolse uno sguardo interrogativo alla bidella, la quale le volse le spalle e se ne andò. Allora si rivolse alla preside:
“Mi scusi, mi domandavo se potessi tenere un colloquio con lei riguardo ad una faccenda di enorme rilevanza.”
La preside, abbastanza stizzita, le rispose:
“Entri pure signorina Valente, ma che sia una cosa veloce.” La ragazza si sedette, senza essere stata invitata, sulla poltrona adiacente alla scrivania e cominciò a riferire l'accaduto. Sul volto della direttrice comparve un'espressione inaspettata agli occhi di Carola, che si sarebbe attesa almeno un po' di apprensione, e le rivolse un'esclamazione di cui la studentessa non capì una sola parola:
“Ha per caso messo l’accento sulle contraddizioni implicite del processo decisionale?”. Quindi continuò:
“Mi scusi, ma questa la chiama faccenda di enorme rilevanza? Solo a voi studenti può capitare un fatto simile, e non sta certo a noi cavarvi fuori dall'impiccio. Quello che posso suggerirle è di riacchiappare il suo naso e tenerlo d'occhio. E badi di non disturbarmi più con sciocchezze di questo genere. Ora devo andare, arrivederci.”
Tutta impettita, e senza proferire un'altra parola, aprì la porta e se andò, lasciando Carola ad assimilare il senso della risposta ricevuta.
Ovviamente giunse in classe a lezione già iniziata. Subito la professoressa si abbandonò ad un’insopportabile scenata, che culminò con il ritiro del libretto della studentessa, nonché con la registrazione di una nota, fatto per il quale molti compagni ebbero da ridire, se non altro
perché era non si era mai verificato. Incapace di proferir parola di fronte a quell'assurda situazione, Carola andò al suo posto, dimenticando, per un giorno, di seguire la lezione. Com'è possibile che un naso sparisca così, senza neanche lasciare un graffio? Mentre questi pensieri affioravano nella mente della ragazza, la porta dell'aula si aprì ed entrò un'operatrice.
“Circolare numero 426: Carola Valente, su richiesta della preside, si deve recare allo sportello della psicologa scolastica per raccontare dei suoi disturbi.”
Carola si preparò ad affrontare le espressioni stupite e stupide dei suoi compagni di classe, i quali, effettivamente, si stavano voltando a poco a poco per vedere di quali disturbi potesse soffrire la loro “amica”. Pochi parvero accorgersi che le mancava una protuberanza sotto la kefiah, alcuni iniziarono a notare la presenza dell'inusuale, per lei, indumento e tutti gli altri, invece, erano ancora intenti a elaborare la prima informazione. Approfittando del lavorio di questo alto numero di cervelli, Carola uscì in fretta dall’aula, senza salutare nemmeno l'insegnante, adirata con lei a causa dell'ingiustizia subita, e si recò allo sportello di psicologia, chiedendosi cosa mai le potesse capitare di altro. Bussò alla porta e le aprì la psicologa che era venuta in classe un paio di settimane prima per presentare la sua attività.
“Siediti pure” disse la signora e Carola eseguì.
“La preside mi ha accennato al tuo problema, anche se andava di fretta, povera donna, non può mica star dietro a tutte le faccende che voialtri combinate!” e rise da sola.
“È ovvio che tu hai subito un blocco psicologico e sei diventata vittima di una perdita del naso isterica, di natura psicosomatica.”
A questa affermazione, Carola si persuase di essere impazzita. “Com'è possibile una cosa del genere? Sono sempre stata sana, com'è possibile che di colpo io sia diventata ‘disturbata psicologicamente’?” Era tutto assurdo. Si può soffrire di perdita di nasi psicosomatica? La psicologa, sempre sorridente, cosa che Carola trovava del tutto fuori luogo, riprese:
“Non devi agitarti, il naso tornerà da solo, vedrai, è solo questione di tempo. Ora, se io fossi in te, mi toglierei quel ridicolo fazzoletto dalla faccia e mostrerei il mio viso, che è molto carino anche senza naso, sai. Puoi benissimo continuare la tua vita senza di lui, dopotutto è un pezzo anatomico di importanza irrilevante; puoi condurre un'esistenza più che decorosa senza dover sentire tutti quegli odori, alcuni dei quali sono veramente fastidiosi.” E di nuovo la signora lasciò sgorgare una sonora risata.
“Mi scusi, ma mi spiega come posso finire il liceo, frequentare l'università, trovare un lavoro, un marito e avere dei figli e dei nipoti senza un naso? Essendo io, non per apparire presuntuosa, una ragazza carina, non posso proprio permettermi l'assenza della mia appendice, la quale deve tornare al suo posto tra le mie guance!” I sentimenti di Carola sfiorarono l'ira funesta, ma la ragazza si ricompose subito mormorando alcune scuse.
“E invece cosa mi dici della tua famiglia? I tuoi genitori si comportano bene, i tuoi nonni ti accudiscono, il tuo cane ti fa le coccole...?” Carola era esterrefatta.
“In un'età delicata come quella adolescenziale, ogni aspetto della vita quotidiana può influenzare i sintomi psicofisici dei soggetti, nonché adirarli molto spesso, e, quindi, ne consegue, che essi possano perdere nasi.”
La ragazza non aveva mai sentito esprimere (neanche da un insegnante o da un genitore) un ragionamento tanto assurdo. Tuttavia annuì e ascoltò tutte le considerazioni profonde che la psicologa aveva da comunicarle, nonostante i suoi pensieri vagassero verso casa sua: là almeno avrebbe potuto pubblicare un link su internet per denunciare la scomparsa del suo naso. Finalmente, la psicologa congedò Carola, la quale si diresse verso l'uscita della scuola poiché aveva sentito il suono della campanella che segnalava la fine delle lezioni. Alla fermata del pullman, molti ragazzi le si avvicinarono.
“Non è che hai perso il naso, eh?” “Facci un po' vedere cosa c'è sotto quella kefiah”, ed altre affermazioni simili venivano gridate dagli studenti, creando un vociare insostenibile per la povera Carola. In mezzo a tutta questa folla, ella si sentì chiamare. Voltandosi, vide una mano sporgersi da un’automobile facendo segno di avvicinarsi. Pensando di aver riconosciuto l'autovettura, la ragazza salì a bordo e, esasperata, cominciò a sfogarsi con quella che credeva fosse sua madre. Potete capire, quindi, lo stupore che ella provò quando, voltandosi per guardare in faccia il suo interlocutore, scorse, al posto di un viso umano, un'appendice nasale. Alla guida del veicolo c'era proprio il suo naso!
“Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere uscire da quella confusione” disse il naso, sfoderando un sorriso. Ingranò la marcia e partì.
“Ti dispiace se mi fermo un attimo a fare benzina?” chiese l'appendice e, senza aspettare una risposta, si fermò al distributore più vicino.
“Senza piombo?”
“Meglio di no, altrimenti, per questa FIAT, basta un po’ di vento e decolla!” Risalito in macchina, il naso riprese:
“ Volevo scusarmi per il modo in cui ti ho congedato questa mattina, ma ero veramente molto occupato. Mi chiedevo se non potessimo voltare pagina ed affrontare tutto da capo. Che ne diresti di uscire con me sabato sera?”
Carola non ci credeva: il suo naso le stava facendo la corte. Si figurò la scena in cui l'appendice di sua appartenenza le dava un bacio. Disgustata, scese immediatamente dalla macchina e giunse a casa a piedi.
Appena entrata, si sdraiò sul divano. Avrebbe dormito tutto il giorno, ma doveva agire se voleva che il suo naso tornasse da lei. Accese il computer e si accinse a scrivere un annuncio su internet. Dopo aver scritto venti soddisfacenti righe, Carola,cliccò il pulsante “pubblica”, ma le comparve un avviso:
“This domain name associated with the website eBay.com has been seized pursuant to an order issued by a U.S. District Court...”
Insomma, erano stati approvati i disegni di legge Stop online piracy act (Sopa) e Protect ip act (Pipa), i quali si applicherebbero alle violazioni del copyright, oscurando il dominio del sito. Carola non sapeva cosa fare, quella era stata la sua ultima speranza. Si sedette e incominciò a pensare: chi poteva procurarle il suo naso? Senza dubbio un personaggio in grado di riuscire in qualsiasi impresa. Chi poteva essere costui? Alla fine, le venne in mente una persona che avrebbe potuto rappresentare la sua ultima spiaggia. Sapendo ormai di poter riuscire a scrivere utilizzando uno stile adeguato (un anno di liceo scientifico non trascorre invano), adatto al destinatario della lettera, Carola incominciò a digitare:
Egregio Signor Babbo Natale, Le porgo i miei saluti ed omaggi, ma necessitavo di una persona a cui chiedere aiuto. Infatti, mi trovo in una situazione alquanto inaspettata e, a causa del poco rispetto che molti mi tributano, essa non è stata affrontata con il riguardo che mi attendevo. Si tratta della sparizione della mia appendice nasale. Essendo a conoscenza del fatto che Lei può riuscire in qualsiasi impresa, Le rivolgo umilmente una richiesta: potrebbe ridarmela? Sarei disposta a pagare qualunque cifra per onorare il mio debito nel caso lei adempisse all'impresa.
Cordiali saluti,
Carola Valente
Sconsolata, non del tutto certa che la missiva rispettasse le regole della bella scrittura, Carola prese il suo e-book e s'immerse nella lettura di Guerra e pace, romanzo da lei molto apprezzato. Dopo svariato tempo dedicato a questa attività, controllò la sua posta elettronica,
temendo tuttavia che neanche Babbo Natale, in un caso del genere, potesse intervenire. Invece, con sua somma sorpresa, trovò la risposta dell'illustre sponsor della Coca-cola:
Cara Carola,
venuto a conoscenza del tuo problema, mi sono quasi commosso e ho sperato di poterti aiutare, ma non mi è venuto in mente alcun modo per poter adempiere al tuo desiderio. Innanzitutto, nel bel mezzo di questa crisi economica, non posso proporti doni troppo costosi e un naso, ragazza mia, precisamente il tuo naso, lo è estremamente. Allora ho pensato di donarti un libro riguardante perdite di nasi, ma mi sono venute in mente due controindicazioni rispetto a questa idea: la prima è che regalare un libro ad un ragazzo ha senso tanto quanto dare un cappello a un uomo senza testa. Inutile. La seconda è che non mi sembra esistano libri che accennino anche solo fugacemente a questo argomento. Ho interpellato la mia amica Befana, molto sensibile al tema dei nasi, ed ella mi ha suggerito di proporti un corso accelerato di guida sulle scope, ma…trattandosi di un mezzo non omologato per il quale non sono previste patenti, meglio evitare.
Insomma, con i migliori auguri di un futuro sereno, malgrado tutto, un saluto da
Babbo Natale
Non poteva crederci.
Neppure Babbo Natale, proprio lui che riesce a consegnare regali in ogni angolo del pianeta, sarebbe stato in grado di ridarle il naso! Affranta, Carola andò in cucina per prepararsi qualcosa da mangiare. Infatti, solo a quel punto del pomeriggio si era accorta di non aver mangiato neanche un biscotto prima di essere uscita di casa quella mattina. Sulla porta del frigo lesse il messaggio che la madre le aveva scritto ed attaccato con un magnete alla porta: “Nel pentolino rosso c'è la pasta di ieri, scaldala al microonde. Buona giornata! Mamma”. E, scendendo giù ancora un po' con lo sguardo: “P.S: non perdere tempo al computer e fa’ i compiti!”
Carola lesse l'ultima frase con mesta ironia: le venne da pensare che non avrebbe perso tempo, perché avrebbe dovuto cercare il suo naso (l'unica cosa che aveva perso sul serio) senza sosta. Divorò la pasta in pochi secondi e, appena ebbe finito, andò a mettersi le scarpe per andare in commissariato. Aperta la porta di casa, si rese conto che proprio un agente aveva parcheggiato la macchina davanti al vialetto del suo giardino. L'agente fece il giro della vettura e aprì la portiera a un individuo che, da come rideva e schiamazzava, pareva molto allegro. Il poliziotto prese l'uomo per un braccio, lo accompagnò fino all’uscio di casa Valente e, a quel punto, Carola si accorse che quello che l'agente stava scortando fino a lei non era un uomo, bensì il suo naso!
Felicissima, cominciò a ringraziare l'agente per averglielo riportato indietro, benché lui, al contrario suo, non sembrasse affatto entusiasta, anzi, molto innervosito dal comportamento della ragazza.
“Quello che lei rivendica come il suo naso, è stato trovato alla guida di un'auto rubata al km 38 dell'autostrada Torino-Milano, senza cintura, patente e, ciliegina sulla torta, con un elevatissimo tasso alcolico nel suo sangue; quindi se vuole evitare una multa di euro 457.43, eviti di fare la spiritosa e mi dica per quale motivo il suo naso non era con lei.”
Carola, incredula, cercò disperatamente di trovare una scusa per scagionare quell'enorme naso tutto rosso, che non aveva smesso di sussultare per il singhiozzo neanche un minuto.
Quindi, simulando di piangere, disse: “Agente, lei non sa quanto sia difficile gestire questo naso! Si burla continuamente di me!”
E continuò disperata: “ Pensi che la scorsa settimana l'ho scoperto intento a tagliarsi i peli con le cesoie da siepe di mio padre! Sia gentile e lasci che pensi io a lui! Le prometto che sarò più attenta da oggi in poi!” e così concluse la sua scenata da tragedia greca. L'agente, al sentire le sue parole, si rivelò alquanto spaesato e lasciò il naso alla padrona.
Entrata in casa, si rese subito conto che il suo nasone rosso stava cercando di acchiappare il suo povero gatto, minacciandolo di farlo arrosto non appena l’avesse catturato, quindi si mise a correre
per la casa, riuscendo a far cadere tutte le porcellane che da tempo la mamma della ragazza collezionava e non faceva toccare a nessuno. Dopo aver assicurato a Carola una punizione di almeno tre/quattro anni, il naso si diresse nel bagno di servizio e cominciò ad aprire e chiudere tutti i cassetti dei mobili, sbuffando tra sé e sé:
“Eppure mi sembrava che fosse qui.... forse dietro i cerotti...” . Ad un certo punto trovò il maxi-barattolo di Vicks formato famiglia e se lo sparse ovunque, poi tirò come un “respiro” di sollievo mentre crollava per terra.
Per il resto della giornata, il naso rimase immobile sul comodino dove Carola l'aveva lasciato. L'assurda svolta della vicenda avvenne quando la ragazza si alzò di notte per andare in bagno: quello stesso naso che si era divertito ad andare in giro in veste di rappresentante d'istituto e di guidatore ubriacone, era tornato al suo posto, in mezzo alle guance. Carola dalla contentezza inviò un numero spropositato di e-mail, dai parenti agli amici, anche quelli che la prendevano in giro, perché tanto la notizia ormai si era sparsa e su facebook erano stati già pubblicati molti link circa la sparizione della famosa appendice nasale.
Mentre Carola tornava a scuola tranquilla e serena, le voci sull'avvenimento straordinario viaggiarono a velocità supersonica, raggiunsero tutte le porte di Torino e ancora avanzarono fino ad essere ascoltate, discusse e ridiscusse innumerevoli volte da tutto lo Stato.
La storiella di un naso che se ne va a spasso venne variamente interpretata, spiegata e sfruttata. I geologi la ritennero uno degli avvertimenti che il nostro pianeta ci manderebbe poco prima della fine del mondo prevista dai Maya; gli ingegneri nucleari pensarono che la causa della momentanea sparizione fossero le radiazioni delle centrali nucleari francesi; gli ingegneri energetici iniziarono a compiere alcuni studi sulla rinnovabilità dei nasi come fonti di energia; gli economisti cercarono di introdurre questi pezzi anatomici come merce di scambio nel mercato internazionale (lo spread subì un’inspiegabile impennata); i cartolai si impegnarono nel trovare una colla che tenesse attaccati i nasi qualora essi avessero voglia di andare in giro. Infine, il Ministero della Pubblica Istruzione si diede da fare per aumentare di un anno l’obbligo scolastico e aggiungere fra le competenze indispensabili “gestione del naso”: l’iniziativa si arenò perché alcuni eccepirono si dovesse introdurre la precisazione “del proprio naso”, mentre altri sostennero che, trattandosi di abilità trasversale, dovesse essere (per favorire la rima, se non altro) universale. Insomma, gli Italiani si fecero così coinvolgere dalla faccenda da perdere tutti quanti, più che il naso, la testa intera e il proprio tempo. Ed entrambi, si sa, a differenza dei nasi, è proprio impossibile recuperarli.

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