Post in evidenza

TRADUZIONI DI LATINO: FEDRO, POSTILLA SULLA CONTRASTIVA, TACITO, SENECA, AGOSTINO (in fieri)

FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

mercoledì 17 settembre 2014

Traduzione contrastiva - II lezione

TRADUZIONE CONTRASTIVA 2
Catullo, carme 101
Multas per gentes et multa per aequora vectus
advenio has miseras, frater, ad inferias,
ut te postremo donarem munere mortis
et mutam nequiquam alloquerer cinerem.
quandoquidem fortuna mihi tete abstulit ipsum.
heu miser indigne frater adempte mihi,
nunc tamen interea haec, prisco quae more parentum
tradita sunt tristi munere ad inferias,
accipe fraterno multum manantia fletu,
atque in perpetuum, frater, ave atque vale.
(le traduzioni che seguono sono, non nell’ordine indicato perché chiederò di identificare gli autori, di D’Annunzio, Pascoli, Quasimodo, Ceronetti, me medesima, un traduttore del primo ottocento, uno del primo novecento, uno di fine novecento; la traduzione in inglese è del poeta inglese del primo ottocento George Lamb)

Fratello mio, trascinatomi fra genti e per mari,
giungo infine a ciò che resta di te,
per offrirti il mio ultimo omaggio
e esalare mute parole.
Poiché il fato mi ha tolto proprio te,
ahimé, povero fratello mio indegnamente sottratto,
ora almeno accetta così come sono, bagnati di pianto,
questi doni offerti secondo antichi costumi,
Addio per sempre, fratello mio.

Per tanti mari, e popol disuguale,
frate, son giunto al mesto funerale;
sia morte a darti alfin l’onor dovuto,
e indarno favellar col cener muto.
Giacché a me t’involò l’empio destino,
tolto ahi senza pietà, fratel meschino!
Frattanto ‘l don, che al grato uffizio, e mesto
giusta l’uso degli avi or io ti presto,
prendil molle del pianto mio fraterno:
e addio, fratello, addio, ave in eterno.


Giunsi per popoli molti e per molta distesa di mari:
vedo, fratello, che resta, ecco, una tomba di te!
Renderti sol poss’io quest’ultimo dono di morte,
sol parlare a’ la tua tacita cenere… a che?
Cenere! te, te stesso la mia sventura mi tolse,
misero fratel mio preso né resomi più!
Ora però tu, questi che, quale fu l’uso de’ li avi,
sono dei tumuli i doni ultimi e flebili, tu
prendili, ché grondanti di lagrime tante, fratello,
son di fratello, e per sempre ave, e la pace con te!


Via per genti innumere, via lunge su’ mari portato,
a quest’esequie tristi, o mio fratello, io vengo;
io vengo ad offrirti l’estremo dono di morte
e volgerò i miei detti a un cener muto indarno,
poi che a ‘l mio amore te, te strappò la fortuna,
te con forza crudele, o misero fratello!
Pur or que’ doni che a le tristi esequie ho recati,
per prisca usanza, pur or frattanto prendi;
prendi que’ doni di pianto fraterno stillanti,
ed in eterno addio, o mio fratello, addio!…

Per genti molte, per molti mari passando,
arrivo a queste misere esequie tue,
ch’io ti renda, o fratello, gli estremi doni di morte,
e al cener muto volga parole vane;
poi che m’ha te divelto, m’ha te divelto la sorte
spietatamente, misero fratel mio!
Per questi tristi officî che ora a le inferie ti rendo,
secondo il rito de’ nostri padri antichi,
vedi che son bagnati di molto pianto fraterno,
e sì l’accogli. Ed ave, vale, fratello mio!


Dopo aver traversato tante terre e tanti mari,
eccomi, con queste povere offerte agli dèi sotterranei,
estremo dono di morte per te, fratello,
e a dire vane parole alla tua cenere muta,
perché te, proprio te, la sorte m’ha portato via,
o infelice fratello, strappato a me così crudelmente.
Ma ora, così come sono, accetta queste offerte
bagnate di molto pianto fraterno:
le porto seguendo l’antica usanza degli avi,
come dolente dono agli dèi sotterranei.
E ti saluto per sempre, fratello, addio!

Ho attraversato popoli e mari
fratello mio eccomi ora da te
eseguo questi nudi riti funebri
perché tu abbia l’offerta dei morti
e alle tue ceneri silenziose
mormoro qualche inutile parola
proprio te mi ha rapito
la sorte che brutalmente
mio povero fratello ti ha ucciso
gli onori ai morti secondo l’uso dei padri
tristemente ti porto Prendili
così irrorati di pianto di fratello
ti dico addio fratello addio in eterno


Varcando tanti mari, passando per tanti popoli
giungo fratello alla tua tomba amara,
a portarti l’ultimo dono, un’offerta di morte,
a parlare alla tua cenere che non risponde,
perché il destino mi ti ha preso, ha preso proprio te,
mio povero fratello, tu che non meritavi.
E anch’io così, come sempre usarono i padri,
reco le stesse offerte alle tue esequie,
tu accèttale, così grondanti di pianto fraterno;
e addio, fratello amato, addio per sempre.

Brother, I come o’er many seas and lands
to the sad rite wich pious love ordains,
to pay thee the last gift that death demands;
and oft, though vain, invoke thy mute remains:
since death has ravish’d half myself in thee,
oh wretched brother, sadly torn from me!
And now ere fate our souls shall re-unite,
to give me back all it hath snatch’d away,
receive the gifts, our fathers’ ancient rite
to shades departed still was wont to pay;
gifts wet with tears of heartfelt grief that tell,
and ever, brother, bell thee, and farewell!
(George LAMB, 1821)

Nessun commento:

Posta un commento