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TRADUZIONI DI LATINO: FEDRO, POSTILLA SULLA CONTRASTIVA, TACITO, SENECA, AGOSTINO (in fieri)

FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

mercoledì 8 ottobre 2014

La strutturale doppiezza della politica

·         Gli studiosi di Cicerone, primo fra tutti Theodor Mommsen autore di una monumentale Storia di Roma del 1854, hanno talvolta infangato Cicerone servendosi delle sue lettere, che documentano le doppiezze, le contraddizioni, le bassezze, le viltà d’un “grande”.
·         Ma che cosa ne sarebbe della nostra possibilità di ricostruire storiograficamente il passato, se non capitasse, con qualche personaggio della storia, di trovarsi di fronte a questa messe di informazioni biografiche e autobiografiche (nel suo caso si tratta di lettere, delle quali non era prevista la pubblicazione, e che si configurano quindi proprio come lettere personali) che possono essere confrontate con l’attività svolta, con le dichiarazioni di principio e quant’altro?
·         In Cicerone è possibile vedere le contraddizioni - che sono di ogni epoca - del politico che è però anche portatore di un universo di pensieri ai quali si illude di poter restare ancorato pur tra i marosi della politica. In lui si vede, meglio che in altri, l' illusione di «guidare», mentre di fatto si è «guidati». (Sono i due «poli» della politica evocati da Tucidide nientemeno che a proposito di Pericle).
·         In lui si coglie da vicino e quotidianamente il logoramento del politico sospinto verso il compromesso e insidiato dalla domanda costante: fino a che punto ci si può spingere sulla via del compromesso senza snaturarsi o addirittura rinnegarsi?
·          In lui si vede anche lo scatto di ribellione - che talora ci prende - che si traduce poi nel ritiro in se stessi, nella scelta (in realtà coatta) di tornare a pensare e a scrivere perché la politica è diventata impraticabile. E per l' élite dirigente romana - per la quale la politica era tutto, vertice gratificante e totalizzante dell' agire umano - una tale rinuncia, un tale ritiro (per noi posteri così fecondo di risultati) era una rinuncia dolorosissima: sanabile solo con qualche sofisma autoconsolatorio, come osserviamo nelle tormentate e insincere prefazioni delle monografie di Sallustio.
·         Di qui, allora, l’importanza di pensare il passato attraverso il presente e viceversa.
·         Scrisse Concetto Marchesi a proposito della vicenda politica ciceroniana: «Visse in un tempo di formidabili risoluzioni politiche e di formidabili uomini: tra Silla e Cesare, tra l' uomo che finiva e l' uomo che cominciava davvero una grande epoca. In questo periodo così incerto ed inquieto, ci fu posto per Cicerone, l' uomo della parola. Egli non conosce il silenzio: quando non parla scrive: ma la parola è la dimora del suo spirito. Non fu un artefice nella politica, ma uno strumento». «Egli ha bisogno di combattere un avversario di grande importanza, non di grande potenza». E fa l' esempio dell' attacco ciceroniano contro Verre e contro Catilina, e però anche della deludente prestazione nella difesa di Milone (protetto dal potentissimo Pompeo). E soprattutto mette a nudo il vizio di base delle Filippiche, pronunciate tutte contro un assente. «Non ebbe mai innanzi a sé, nel Senato, il volto di Antonio», e quando Antonio fece sapere che gli avrebbe risposto in Senato, «Cicerone non poté dare all' amor proprio suo la gioia tragica e grande di affrontare, con rischio della vita, il pericoloso avversario. La seconda Filippica, la più atroce e la più bella, non fu pronunciata, fu scritta». Orbene, in una così perfetta descrizione di quel duello parlamentare a distanza, come non ravvisare un' allusione contemporanea, vivente? Marchesi scrive nel '1924 ed ha di certo in mente la ben diversa scena dell' antiretorico e indomito Gramsci di fronte ad una Camera ormai dominata dai deputati fascisti, facinorosi ed aggressivi - quella appunto eletta nel ' 24 -, il quale nondimeno, interrotto continuamente dallo stesso Mussolini, parla con «voce debole e inflessibile» (scrisse un testimone) e parla in difesa della libertà di associazione. E contesta lo scioglimento della massoneria in quanto premessa per altre, on meno gravi, misure liberticide.
·         Ripensare Cicerone significa dunque ripensare la politica come tale, i suoi dilemmi, la sua inesauribile continuità.


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