SINTESI
CONCLUSIONE BAULE DELLE MERAVIGLIE
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Quello della commedia dell’arte è un
argomento proteiforme: dalla definizione, ai termini costitutivi,
allo spirito
originario, al carnascialesco, per via di Hoffmann, La
principessa Brambilla e di due
principî cardine per il mondo dell’arte, il dionisiaco e l’apollineo, auroralmente
fusi nella dimensione del tragico, ma presenti separatamente in altre
espressioni artistiche.
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Infine, il percorso eccentrico (spero
non troppo divagante) che ormai aveva intrapreso il mio studio, ha condotto a conoscere espressioni del
carnascialesco che, di là dal territorio del teatro, hanno suggerito
interpretazioni del comportamento collettivo. Studi antropologici recenti,
novecenteschi in particolare, hanno messo in luce come ritualismi praticati da popolazioni fra loro distanti (dall’Africa
all’Europa) in tempi differenti (dall’Antico al contemporaneo), risultino
accomunati da una medesima tendenza, riconducibile al cuore dello spirito
carnascialesco, a creare momenti di purificazione collettiva per via del
riconoscimento di un colpevole (il re del carnevale o il buffone del carnevale,
che finiscono poi con l’identificarsi) che deve essere sacrificato.
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Come nel carnevale, che crea una
situazione circoscritta a un periodo, di assoluta libertà e sfrenatezza, in
realtà utile a promuovere il ritorno alla normalità e all’ordine, così la
commedia dell’arte nelle sue più originali espressioni, consentiva agli
spettatori di godere del gioco dell’improvvisazione, del piacere di immergersi
in un mondo alla rovescia di cui certamente già la commedia plautina era
riuscita a darci un’idea, per poi tornare a vivere secondo norme e convenzioni
nella vita di tutti i giorni, delle corti, della Riforma e della Controriforma,
delle monarchie assolute.
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Ultima considerazione: carnevale e commedia dell’arte sono stati
sottoposti a vere e proprie persecuzioni
(Cardinale Federigo Borromeo nel 1600 con il Memoriale: “da tali vanità e dissoluzioni, che hanno origine dal paganesimo,
vengono gravi flagelli e le ruine intiere spesse volte delle città e dei popoli
cristiani: percioché, sì come in cose tali che sono piene di brutture vi si
trova assai cibo di Satanasso, così vi sono ordinariamente congionte in ogni
parte grandi offese di Dio.”
L’ALTRO
TEATRO – LA PRODUZIONE ACCADEMICA
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Mentre fiorisce la commedia dell’arte,
continua comunque la produzione da parte di letterati accademici, che operano presso le corti, di testi teatrali. Si precisa
il modello della tragedia, esplicitamente
didattica.
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Si diffonde e ha successo anche il
dramma pastorale o favola boschereccia. GOLDONI
E LA RIFORMA DEL TEATRO (Venezia 1707-Parigi 1793)
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Curiosità, inquietudine, inclinazione al
vagabondaggio: questi i tratti distintivi del carattere di Goldoni, figlio di
un medico modenese e di una veneziana.
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Prima commedia interamente scritta è la Donna di garbo del 1743. Solo a partire
dalla metà del secolo riesce a occuparsi, come vuole la sua vocazione
originaria, interamente al teatro e a dare corpo a una riforma del teatro.
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Preso atto della decadenza della
commedia dell’arte, ridottasi a praticare il genere delle caricature di
personaggi e ad aver appiattito le rappresentazioni in scene buffonesche,
esplica i principî cardine cui si ispira la sua attività teatrale.
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Studio del Mondo e del Teatro: il primo è
natura, esperienza, carattere naturale delle persone, avvenimenti della vita, passioni,
vizi, virtù. Il secondo corrisponde alle modalità di cui l’Autore si serve per
dare luogo alla rappresentazione.
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Inizialmente il teatro di Goldoni si fa
interprete dell’ascesa nella società veneziana delle classi borghesi e
mercantili: domina il personaggio teatrale del mercante. Successivamente però, in concomitanza con un
blocco dell’ascesa borghese a livello socioeconomico, volge l’attenzione del suo teatro al popolo.
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1762: Le baruffe Chiozzotte, di ambientazione popolare, con le quali si
chiude la parte italiana della produzione di Goldoni.
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Lascia, nel 1763, Venezia per Parigi
(per le polemiche aspre con Carlo Gozzi), ma non riesce a trasferirvi la sua
riforma. Scrive però i Mémoires, nei
quali riproduce non tanto la sua vita quanto il suo teatro.
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