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TRADUZIONI DI LATINO: FEDRO, POSTILLA SULLA CONTRASTIVA, TACITO, SENECA, AGOSTINO (in fieri)

FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

martedì 24 marzo 2015

CRISI DELLA COSCIENZA EUROPEA, ETÀ DEI LUMI, METASTASIO (CON ASCOLTI MUSICALI)

·        La tesi di Paul Hazard, storico francese autore del saggio La crisi della coscienza europera, del 1935, è che il passaggio dal 1600 al 1700 sia stato caratterizzato dal tramonto di una civiltà basata sul rispetto dei doveri verso il sovrano, verso la Chiesa, verso l’autorità, e l’inizio di una civiltà basata sul rispetto dei diritti del cittadino e del credente.
·        Razionalismo cartesiano da un lato, empirismo e fisica newtoniana dall’altro concorrono a incrinare il principio di autorità su cui si era basato l’edificio della cultura europea fino a quel momento, opponendosi all’accettazione acritica di verità precostituite: Il nuovo spirito critico si estende quasi subito alle questioni religiose, suscitando discussioni inerenti ai dogmi della fede e  alla pretesa scientificità di quanto asserito nella Bibbia (nasce il deismo fra gli intellettuali).
·        La diffusione delle idee è favorita dall’incremento del commercio librario e dei viaggi:  nascono fogli periodici di informazione, si crea una rete epistolare di comunicazione che lega fra loro i dotti di tutte le nazioni. Il dibattito filosofico e scientifico fiorisce ovunque, (un po’ meno in Italia).
·        Dal punto di vista statale, il Settecento è caratterizzato da un  processo di accentramento dei poteri nelle mani del sovrano, detentore del potere assoluto sul popolo e sul territorio. Funzioni di governo e amministrazione pubblica sono concepite non come onori o privilegi spettanti a funzionari e aristocratici di rango più elevato e vicini alla corte, ma vengono sempre più affidati a un corpo scelto di funzionari specializzati che gestiscono il potere per conto del sovrano (nasce la burocrazia).
·         Lo stato assoluto non si limita a imporre tasse, leggi e censimenti alle classi inferiori, ma restringe le libertà nobiliari. Di pari passo con l’affermarsi dell’assolutismo regio si diffonde il giurisdizionalismo, che mira a stabilire la precedenza della legislazione civile su quella ecclesiastica, e a estendere l’autorità dello stato anche al clero e alle congregazioni religiose. La chiesa quindi perde un po’ dei suoi privilegi e si trova soggetta al potere politico.
·        Economicamente si realizzano nel Settecento, a partire dall’Inghilterra, una rivoluzione agricola e una rivoluzione industriale, che interessa anche la Francia; solo le regioni asburgiche del nord Italia sono interessate da innovazioni, mentre a Napoli, capitale del Regno delle due Sicilie, si sviluppa un variegato e vitale ceto cittadino.
·        In campo poetico si assiste a una sorta di “restaurazione” classicistica, dopo l’eccentricità barocca, anche se un filone classicistico era sopravvissuto (Roma,  Accademia dell’Arcadia,  modello  Jacopo Sannazzaro col suo poema pastorale intitolato appunto Arcadia).
·        Autori principali dell’Arcadia furono Pietro  Metastasio e Paolo Rolli. Il primo, nato a Roma nel 1698, trasferitosi a Napoli nel 1718, fu prolifico autore di libretti per melodramma, fra cui Didone abbandonata, che gli diede la prima notorietà (1724). Divenne poeta ufficiale della corte di Vienna nel 1729 e per gli Asburgo scrisse celeberrimi melodrammi come La clemenza di Tito e l’Attilio Regolo (il primo messo in musica tra gli altri da Mozart e il secondo da Alessandro Scarlatti). A Vienna morì nel 1782.

Sul nostro libro di testo, p. 268, si trova una sua canzonetta risalente al 1733 intitolata A Nice, messa in musica da Mozart; inserisco quindi tre ascolti: A Nice (Mozart),  Resta, o cara (da Il trionfo di Clelia) musicata da Gluck (altro grande compositore del Settecento, autore tra l’altro della musica di Orfeo, su libretto di Striggio, di cui sentiremo a suo tempo l’aria Che farò senza Euridice) e  Didone abbandonata  musicata da Niccolò Piccinni, barese ma napoletano d’adozione (sempre Settecento).







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