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martedì 28 luglio 2015

TTIP - DUE FONTI DI INFORMAZIONE

Da Internazionale.it, 15-29 luglio 2015
L’8 luglio il parlamento europeo ha votato a favore di una risoluzione non vincolante sul trattato commerciale tra Stati Uniti e Unione europea, il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip). Il voto spiana la strada ai negoziati tra Bruxelles e Washington per creare un’area di libero scambio, ma stabilisce delle raccomandazioni per tutelare gli standard europei in alcuni settori.
Il testo, sostenuto dal presidente del parlamento europeo Martin Schulz, è stato approvato con 436 voti a favore, 241 contrari e 30 astensioni. Per il sì hanno votato conservatori, liberali e socialisti, mentre a opporsi sono stati i verdi, l’estrema sinistra e l’estrema destra. Il dibattito, cominciato nel luglio del 2013, è stato accompagnato da proteste e manifestazioni in molti paesi europei, tra cui Francia, Germania, Italia, Spagna, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e paesi scandinavi.
Il trattato transatlantico dovrebbe creare la più grande zona di libero scambio al mondo. Prevede la soppressione delle barriere doganali e normative tra Stati Uniti e Unione europea, per integrare i due mercati, rimuovendo le barriere legate alle differenze di regolamenti e procedure di omologazione applicati ai prodotti.
Tra i punti più importanti della proposta approvata mercoledì c’è la sostituzione dell’Investor-state dispute settlement (Isds), il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e stato, con un nuovo sistema per garantire che le questioni siano trattate in modo trasparente da giudici professionisti e indipendenti, nominati dai poteri pubblici. Questo sistema dovrebbe rispettare la giurisdizione dell’Unione europea e dei tribunali degli stati membri e comprendere anche un meccanismo d’appello.
Il testo raccomanda inoltre la protezione dei dati dei consumatori europei, della salute e della sicurezza, oltre alla tutela delle normative in materia di lavoro, ambiente, benessere degli animali e diversità culturale. Gli eurodeputati chiedono che i servizi pubblici siano esclusi dall’accordo, che il sistema delle indicazioni geografiche venga protetto e che sia previsto un trattamento speciale per i prodotti agricoli e industriali sensibili. Dovranno essere salvaguardate anche le norme dell’Unione europea nei settori in cui quelle degli Stati Uniti sono molto diverse, come gli organismi geneticamente modificati (ogm) e le sostanze chimiche. È saltato invece l’emendamento per introdurre una clausola che avrebbe anteposto la tutela vincolante dei diritti umani agli interessi economici.
Secondo le autorità europee e statunitensi, il Ttip renderebbe possibile la libera circolazione delle merci e faciliterebbe il flusso degli investimenti e l’accesso ai rispettivi mercati dei servizi e degli appalti pubblici. Le aziende sperano di conquistare nuove fette di mercato oltreoceano. Secondo attivisti, associazioni e movimenti, invece, il Ttip è frutto delle pressioni delle multinazionali e finirà per tutelare solo gli interessi delle imprese, ignorando quelli dei lavoratori e dei consumatori. Oltre due milioni di cittadini europei hanno firmato una petizione che chiede di fermare le trattative.
Da lunedì 13 luglio gli Stati Uniti e l’Unione europea avvieranno a Bruxelles un nuovo ciclo di trattative. I dettagli dell’accordo saranno negoziati dalla Commissione europea, ma il parlamento europeo ha il potere di respingerlo. 
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Da Panorama.it 27 luglio 2015
A fine giugno con il voto determinante al Congresso dei Repubblicani, visti i molti pareri contrari espressi dai Democratici, il Senato ha accolto la richiesta della Casa Bianca del percorso fast-track (corsia preferenziale) per i trattati commerciali TISA (Trade in Services Agreement) TTP (Trans-Pacific-Partnership) e TTIP(Tran­sa­tlan­tic Trade and Invest­ment Part­ner­ship).
In pratica, la procedura conferisce al presidente Barack Obama il potere di stipulare i trattati e sottoporli poi al Congresso, che avrà a sua volta 90 giorni di tempo per approvarli o respingerli in blocco, senza però avere la possibilità di apportarvi modifiche.
 Per molti si tratta di una sorta di contratto capestro, altri hanno parlato dell’esautorazione del potere legislativo e di controllo delle Camere. Motivi per i quali sia deputati che senatori democratici – a favore hanno votato solo 28 deputati (su 188) e 13 senatori (su 44) del partito del presidente – hanno inviato diverse lettere collettive per invitare Obama a riflettere.
 Nella lettera dei senatori all’allora leader della maggioranza democratica Harry Reid (dalle elezioni di Mid Term del 2014 i repubblicani controllano Camera e Senato) viene scritto che “semmai su questi complessi trattati deve essere incrementato il ruolo di questo corpo di consultazione, incrementando l’accesso alle informazioni sulla negoziazione per il Congresso e il pubblico e istituendo forti meccanismi di controllo per certificare che i nostri obbiettivi siano raggiunti […] Per troppo tempo le nostre politiche commerciali hanno danneggiato il nostro settore manifatturiero anziché avvantaggiarlo […] Noi crediamo che qualsiasi pacchetto deve contenere forti disposizioni per contrastare la manipolazione dalla valuta, forti meccanismi per contrastare ingiuste condizioni di lavoro, la capacità delle comunità di mantenere i propri valori”.

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