Gustave Flaubert ha scritto un Dizionario dei luoghi comuni, che è stato pubblicato postumo nel 1911. Nella Prefazione redatta dall'Autore si legge un'invettiva contro la vuota metafisica e i luoghi comuni, che derivano direttamente dalla nostra gigantesca ignoranza. Il nemico, l'unico, insistente, profondo, pervasivo è la stupidità. Di qui, da questa constatazione, l'idea di redigere il Dizionario. Poi Flaubert scrive di essere affascinato anche dal concepimento della prefazione, la quale dovrebbe essere più lunga dell'intero libro e contenere la glorificazione
storica di tutto ciò che è approvato: "Dimostrerei che le maggioranze
hanno sempre ragione, le minoranze sempre torto. Sacrificherei i grandi
uomini a tutti gli imbecilli, i martiri a tutti i boia, e lo farei con uno
stile spinto al massimo dell'oltraggio, ai fuochi d'artificio. Anche, riguardo
alla letteratura, stabilirei, e sarebbe facile, che la mediocrità, essendo
alla portata di tutti, è l'unica ad avere legittimità, e che quindi
l'originalità di qualsiasi tipo va biasimata come dannosa, stupida ecc.
Quest'apologia della dissennatezza umana in tutti i suoi aspetti, ironica
e urlante da un capo all'altro, piena di citazioni, di prove (che proverebbero
il contrario) e di testi spaventosi (sarebbe facile), ha lo scopo,
direi, di dargli un taglio, una volta per tutte, alle eccentricità, quali che
siano. […] Vi si troverebbe, in ordine alfabetico e su tutti gli argomenti
possibili, tutto ciò che si deve dire in società per essere un uomo come
si deve e amabile. […] In tutto il libro non ci dovrebbe essere una sola
parola inventata da me e, una volta che lo si fosse letto, non si dovrebbe
avere più il coraggio di parlare, per paura di dire, senza rendersene
conto, una delle frasi in esso contenute."
Così, dunque, Flaubert.
E ora voglio dare inizio a un dizionario dei luoghi comuni odierni, particolarmente (anche se non solo), deformazione professionale, quelli che circolano negli ambienti scolastici.L'opera è in fieri.A
Accoglienza. Si accolgono gli studenti e i profughi, soprattutto se bambini. Accogliere viene usato forzatamente con connotazione positiva, l'accoglienza è, per forza, accettazione e appartenenza. Se poi la realtà nega palesemente l'evento dell'accettazione e il conseguimento di uno stato di appartenenza, non importa. L'accoglienza c'è stata e tanto basta.
C
COMPETENZE Da pronunciarsi con enfasi sulla p. Occorre averne tante e trasversali. Vengono ordinate in tabelle, sistemate lungo assi con le quali sarebbe più utile costruire casette nel bosco o, se lo spirito è nero, casse da morto almeno per sé. I ragazzi devono tenerle nel loro portfolio, e poco importa se non daranno loro nemmeno di che riempire un portafoglio per mangiare. Anche gli adulti devono avere tante competenze (mi raccomando la p) e non perderle per strada nemmeno se vengono licenziati. Si rimettono sul mercato del lavoro e con un po' di fantasia e di bontà (le mitiche fiabe dei Fratelli Fabbri ce l'hanno insegnato) ottengono tutto, chissenefrega del cappottino rosso e dell'ombrello bello.
CONDIVIDERE La ritenevo una bella cosa, prima. Intendo prima di facebook. Ora il termine in sé mi fa venire imponenti rush cutanei e, effetto invisibile ma peggiore, diffido di me e di chiunque lo utilizzi anche al di fuori del contesto. SUL SERIO, mi viene da pensare (così, a lettere cubitali, è un fenomeno che consiglio a tutti di provare) SUL SERIO condividiamo? Perché per farlo SUL SERIO bisogna proprio essere intimi (almeno in quel momento, del condividere), non ipocriti, non camuffati, non simulatori e dissimulatori, bisogna parlare la stessa lingua, guardarsi negli occhi fino in fondo, essere consapevoli della provvisorietà, credere nella profondità, non essere distratti nell'anima. Ti condivido, ma non ti conosco. Che paura.
CORSI Ce ne sono tanti. Si fanno corsi, si progettano corsi, si pubblicizzano corsi. I corsi sono patrocinati, voluti dal Ministero della Pubblica Istruzione che li promuove, anche on line e tutti sono invitati a frequentarli. I corsi, creature prolifiche, partoriscono corsisti che possono anche aspirare a diventare borsisti (cfr. voce corrispondente) e poi di nuovo corsisti, in un circolo vizioso meritevole di una voce a sé che non ho voglia di scrivere (nemmeno quella sulla b di borsisti, che quindi lascio all'immaginazione, perché deve pure fare qualcosa in questa triste faccenda).
CIRCOLARI
Sono l'ottava piaga d'Egitto, le locuste. Entrano nella posta elettronica e dalle porte delle aule, pretendono di essere lette anche quando (quasi sempre) sono stupide e pleonastiche. Parlano di sé in una perversa forma di autoreferenzialità, sono metacircolari, circolano su se stesse, formicolano e divorano il cervello. Richiederebbero qualche gesto modesto e vero per essere neutralizzate, qualche gesto originario che non escludo di arrivare a compiere un giorno dell'anno bisestile che ci aspetta.
D
DEPRESSIONE.Tutti sono depressi, e la depressione invade le bocche prima dei cuori. Diventa voce usurata, senza eco, Non si ascolta nemmeno chi dice di essere depresso, non lo si vede, lo sguardo si appanna e si resta soli anche se si è in due, ectoplasmi senza voce. Non mi dire che sei depresso, non ti voglio ascoltare.Dove sei?
G
GNOCCA Trent'anni fa non era una parola volgare. La usava mia nonna che quando era proprio in preda all'ira diceva "porca l'oca": sei proprio una gnocchina (ricorreva per me al diminutivo) significava una sciocchina. Non mi sarei mai sognata trent'anni fa, di attribuire al termine il significato che in effetti ha, di organo genitale femminile. Lo slittamento ulteriore odierno consiste principalmente nell'usarlo come epiteto per intendere bella ragazza, detto anche reciprocamente da ragazze. Rabbrividisco a sentirlo, perché adesso colgo solo il riferimento all'organo genitale e la parola mi suona riduttiva. Come dire di un uomo che è un cazzo. Cazzone sì, corrispettivo della gnocchina di mia nonna, ma cazzo no.
DA CONTINUARE... [non lo scrivo in inglese, NO]
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