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TRADUZIONI DI LATINO: FEDRO, POSTILLA SULLA CONTRASTIVA, TACITO, SENECA, AGOSTINO (in fieri)

FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

mercoledì 19 ottobre 2016

IL DESTINO E LA PIZIA

"La Pizia, che aveva gli occhi spalancati, ascoltava distrattamente guardando attonita il mendicante dinanzi a lei, il quale si appoggiava alla figlia che era anche sua sorella, e dietro di lui c'erano le rupi, e i boschi, e più in giù il cantiere del teatro, e per finire il mare inesorabilmente turchino, e dietro tutto il cielo, il cielo di piombo, la superficie di quel nulla assoluto in cui gli uomini, per poter tirare avanti, proiettano ogni sorta di cose, divinità e destini di ogni genere, e quando il tutto cominciò a chiarirsi nella sua mente, quando riuscì a ricordare che pronunciando quell'oracolo lei aveva solo voluto fare uno scherzo mostruoso a quel giovane chiamato Edipo perché lui, una volta per tutte, si togliesse dalla testa la sua fede negli oracoli, allora tutt'a un tratto Pannychis XI scoppiò a ridere, e la sua risata diventò immensa, incommensurabile; dopo che il cieco se n'era andato zoppicando con la figlia Antigone già da un bel po', lei stava ancora ridendo. Eppure, come di colpo era scoppiata  a ridere, così di colpo la Pizia ammutolì quando le venne in mente che non tutto ciò che era accaduto poteva essere considerato frutto del caso." (Friedrich Durrenmatt, La morte della Pizia, Adelphi, p. 21)
Pannychis è una Pizia vecchissima, una delle  tante avvicendatesi nell'Antico, annoiata dal suo lavoro ripetitivo e pure dalla sua vecchiaia infinita, cinica e insoddisfatta, cicala che ripete cantilene senza tempo, sagace ancora, a volte, nel tessere le tele, ma anche nel capire quelle intessute da altri, i mefistofelici sacerdoti dei templi rivali, gli intriganti collaboratori con il potere costituito. E il cerchio di ferro del fato, il destino a spirale che stringe in un abbraccio mortale il mondo, è una presenza invisibile ma incombente, nessuno ne può prescindere, nessuno sa se quello che dice e che fa, o quello che fa fare agli altri, sia dettato da una ragione profonda, interiormente fondata, o frutto di impennate improvvise del pensiero, soprassalti di follia, divagazioni sentimentali, capricci, effetti d'ossessioni. Più labirintico di un giardino dai sentieri che si biforcano continuamente, il territorio mitico che Durrenmatt evoca nella folgorante narrazione è un rompicapo senza soluzione, come la vita per molti di noi: quali  e quanti pensieri, gesti abbiamo concepito, quali e quante risoluzioni abbiamo preso, quali e quante scelte compiute in libertà dell'anima, per libertà dell'anima e approdando a un risultato non già prevedibile o previsto ma voluto davvero? Gli esseri umani amano immaginare di essere liberi in un mondo ordinato e regolato. Ma potrebbe anche essere che non esista nessuna regola, che siamo immersi in un vortice caotico simile a quello dal quale  miti narrano si sia originata la vita e che tutto debba ancora iniziare davvero. "La Pizia non rispose, tutt'a un tratto non c'era più, e anche Tiresia era scomparso, e con lui il plumbeo mattino che gravava su Delfi, la quale pure si era inabissata". 


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