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martedì 8 agosto 2017

L'UOMO DEI DADI - LUKE RHINEHART

Pirandello ha reso questo basilare interrogativo uno dei centri vitali della sua narrativa: cosa sia la vita vera. Non cos'è veramente la vita, ma quando, come, superando quali ostacoli  la vita si manifesti  nel nostro esistere quotidiano. Con tutti gli annessi e connessi delle maschere che sono volti, delle vite che sono multiple interpretazioni, delle mascherate, delle tragiche farse, delle pupazzate.
Uno scrittore americano nato negli anni Trenta e tuttora vivente ha scritto un romanzo che sto leggendo solo ora: un romanzo edito nel 1971 di un autore che ha giocato per tutta la vita (e ancora gioca) con le personalità multiple, con gli pseudonimi, con le autobiografie immaginarie. L'articolo di cui riporto il link al fondo, scritto da Emmanuel Carrère, illumina un poco su di lui, che mi ricorda anche Pessoa.
L'uomo dei dadi ha come protagonista lo psichiatra newyorchese Luke Rhinehart, poco più che trentenne, con una bella famiglia composta da moglie e due bambini e un lavoro socialmente riconosciuto, una fama ben accreditata di studioso, conquistata con una brillante carriera universitaria. Come un personaggio pirandelliano, il protagonista della novella La carriola,  ad esempio, un giorno si rende conto, quasi improvvisamente che la sua è una vita vuota, una vita ripetitiva, comune, non abitata da un senso, una vita senza vita, una vita intrappolata. Allora, dopo svariati tentennamenti il caso gli mette nelle mani una possibilità: abbandonarsi completamente (o quasi) a lui, lasciando che sia il dado, con le sue sei facce puntinate, a determinare scelte esistenziali (dal breve al lungo termine) stabilite dal soggetto secondo la regola del proporre comportamenti ritenuti piacevoli ma anche comportamenti mai presi in considerazione o ritenuti normalmente sconvenienti. Il primo affidarsi ai dadi è un segnale del modo, comunque sempre sorprendente e esilarante, in cui viene condotta la narrazione: Luke assegna alla faccia numero 1 il compito di indicare la scelta di violentare la moglie del suo migliore amico, nonché collega di lavoro, e il caso gli risponde di procedere. Da notare che la donna non l'aveva in precedenza particolarmente attratto e che la moglie risultava appagante sotto tutti gli aspetti per lui, per quanto ovviamente noiosa come tutto quanto si abbia ripetutamente a disposizione nella vita.
La lettura, che non ho ancora terminata, è spassosissima, ma non solo. Alcuni passaggi  sul modo di stare al mondo sono illuminanti come un condensato di saggezza orientale e occidentale, come leggere racconti zen finalmente capendoli, avere una conversazione con Socrate e Lao-Tze riuniti in un unico essere. Quello di cui avevo bisogno dopo essere precipitata di nuovo nelle fauci del Mostro del Circo Barnum denominato Scuola.
cb
"L'uomo deve sentirsi a suo agio lasciandosi andare da un ruolo all'altro. Perché non è così? A tre, quattro anni i bambini sono perfettamente in grado di essere buoni e cattivi, americani e comunisti, studenti e poliziotti. Ma via via che la cultura li plasma, ciascun bambino finisce per insistere su un solo gruppo di ruoli: deve essere sempre un bravo bambino o, per ragioni altrettanto impellenti, un cattivo bambino o un ribelle. La capacità di giocare, di identificarsi con entrambi i gruppi di ruoli è perduta. Ha incominciato a capire cosa ci si aspetta che sia. Il senso di un io permanente: ah, come godono genitori e psicologi a rinchiudere il loro bambini in una gabbia ben definibile. Coerenza, schemi, qualcosa che possiamo etichettare: ecco cosa vogliamo dal nostro bambino. Oh, il nostro Johnny va sempre di corpo così bene subito dopo la prima colazione! Billy adora leggere! Non è carina Joan? Le piace lasciar vincere gli altri. Sylvia è tanto bellina e matura: le piace vestirsi come una donnina. Mi sembrava che migliaia di ultrasemplificazioni all'anno tradissero la verità nel cuore del bambino: a un certo momento sentiva di non avere sempre voglia di andare in bagno dopo la prima colazione, ma la cosa faceva tanto piacere a mammina. Billy moriva dalla voglia di sguazzare nel fango con gli altri ragazzi, ma... Joan avrebbe voluto strappare il pene di suo fratello a morsi ogni volta che vinceva lui ma... E Sylvia sognava a occhi aperti un paese in cui non avrebbe avuto bisogno di preoccuparsi del suo aspetto..."


http://www.marcosymarcos.com/wp-content/uploads/2015/08/Internazionale_Carrere-sullUomo-dei-dadi1113-1114-1115.compressed.pdf

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