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domenica 11 febbraio 2018

ZOMBIE DEL SISTEMA DRIVE IN

All'Orbit, la  notte del drive-in. Gente qualsiasi, gente perbene, bambini, coppie attempate e affiatate desiderose di mantenere l'intimità, giovani che  sono lì per trombare, coppie qualsiasi e persone che stanno insieme ma sono sole, amici che hanno voglia di vedere un film e mangiare pop corn.
Umanità varia, né bella né brutta, gente che non è particolarmente niente. Si trovano lì anche per vedere film a tema horror, una serie intera, proiettata dalla tarda serata alla notte fonda. Ma a un certo punto arriva una specie di meteora ghignante e tutto si deforma, impercettibilmente prima, poi in modo sempre più consistente. Non esiste più il mondo ma il recinto del drive in, che diventa un mondo. Fatto a immagine e somiglianza del demiurgo, la meteoria ghignante con coda di cometa. Sfavillante, colorata, a suo modo affascinante ma circondanta di buio profondo e troppo ridanciana.
Troppo perché ci si possa sentire tranquilli, perché si possa pensare si tratti di una situazione reversibile e a breve termine: meglio diffidare dei ridanciani, di quelli che sorridono a ogni piè sospinto e hanno denti di pescecane. Possono produrre trasformazioni mostruose, come quelle che si verificano poco a poco nel recinto del drive in (il limes, è chiaro, è ben determinato: oltre a quel confine  il buio ingoia per sempre, liquame appestato e indescrivibile, meglio non fermare lo sguardo su di lui).
Ed ecco cosa inizia a succedere: tutti hanno tanta fame, ma possono mangiare solo pop corn e tante cose dolci e colorate, il cibo del drive in; nessuno può spegnere la cinepresa, che continua a proiettare ininterrottamente alcuni film horror dai titoli eloquenti (cito senza ricordare: Squarta gli obesi, La casa dei follicoli pelosi, Non aprire quella botola, Sbirri rosso sangue); i più affamati iniziano a pensare di uccidere gli altri e nutrirsi dei loro corpi; tra gli indifesi primari i bimbi e i vecchi, ma anche i neri e gli strani (so che mi capite, ce ne sono tanti, anche in bagno quando si è soli, se guardi lo specchio ne vedi uno).  Il chiosco del drive in si trasforma in una macelleria: al posto dei quarti di bue, quarti di bambini, di donne e di uomini. E a un certo punto si plasma una specie di dio minore,  frutto della fusione di due amici molto amici, un dio malvagio e esecutore dell'orrida meteora ghignante: tiene tutti sotto controllo, stabilisce regole, impartisce la morte e si nutre, non di dolciumi e pop corn, ma di carne umana. Chi si nutre di carne umana, eletto zombie, sopravvive, nel modo alterato in cui possono farlo simili creature.
Questo orrore è altamente evocativo. Luci scintillanti, colori pastello, dolciumi e parole come pop corn, d'aspetto lieve, di forma accattivante, ma di poca sostanza e tanto salati da produrre un'arteriosclerosi galoppante nel giro di pochi giorni. I nomi dei sette nani ti spariscono all'istante dalla memoria o si fondono originalmente con altri nomi, non sai più chi sei e non riconosci nemmeno lo strano allo specchio, peggio, nessuno ti sembra strano ma tutti gli stessi zombie che hanno in mente un'unica cosa: mangiarti, che tu sia vivo o no, non c'è più confine fra leoni e iene (e d'altronde non hai mai affondato i denti nel collo di una mucca alla pastura, ma sempre del suo cadavere). Allora capisci che anche per te c'è questa unica possibilità: diventare zombie e metterti il cuore in pace. Non puoi sperare più che la meteora con la coda di cometa compaia e si porti via per sempre l'incubo di questa trasformazione: più facile adattarsi a essa, trasformarti anche tu nello zombie del sistema drive- in.
A  meno che.
Che bello esista un'espressione del genere: a meno che. Vuol dire che invece esistono delle alternative: al buio orribile e limaccioso e anche alla luce che si spaccia per suo contrario, ma è solo una sua variazione su tema. Esistono alternative, ma ne basta anche solo una. No, non è tornare indietro nel tempo e non andare al drive in. Sarebbe bello potersi avvertire di quello che accadrà e suggerire a se stessi, ancora ignari, di rifiutarsi recisamente di fare una serie di cose che inevitabilmente  avrebbero portato a questo risultato: alzarsi quella mattina (tutte le mattine ti devi alzare per andare in posti dove non vorresti), fare in fretta colazione, perdere tempo in vari modi (quanto tempo perso si somma nella vita)  e poi approdare a quell'appuntamento fatale. No, non è possibile tornare indietro nel tempo, quindi  l'amenoche  è a altro che si riferisce.
Ho capito. L'alternativa al buio e alla luce che si spaccia per suo contrario è la luce vera. Il drive in è il luogo della contraffazione di qualunque cosa, ossia di tutto. Niente è reale, nel drive in, dal cibo alle persone, che non vanno lì per vedere un film ma per altro (per essere altre con altri). Quindi, per far scomparire tutto questo nulla, basta ricordare esattamente cos'è reale e scegliere solo lui.
Il mondo si plasma di nuovo, grazie alla tua capacità ritrovata di sentire. Sai bene che devi procedere silenziosamente, senza dirlo a nessuno, perché la violenza delle parole non preceda l'atto e lo vanifichi. Potresti iniziare da quello che ti sta intorno e poi procedere piano piano, senza alcuna fretta: chi ha detto che non c'è tempo? Il tempo esiste fuori, non dentro di noi. Dentro è tutto un eterno presente, ed è da lì che puoi riprendere,  come se il drive in non fosse mai esistito. 

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