QUADRETTI BALNEARI
La famiglia felice
La
famiglia felice tipo è composta da quattro membri. La coppia genitoriale
(attualmente continuano a prevalere le coppie etero), due figli di sesso
diverso o uguale, di età piuttosto ravvicinata. Mettiamo rispettivamente due e
quattro anni. Osserviamoli. Il luogo prescelto è una spiaggia libera nel bacino
del Mediterraneo nell’infernale mese di agosto. Mese delle ferie. Parola miserabile, che allude a miseria
esistenziale, a prigionia in un ritmo lavorativo che indebolisce la mente e il
corpo, annichilendoli in una prosaica ripetitività di gesti e pensieri, per cui
comuque non ci sono pause che tengano, tutto è uguale, nel periodo di lavoro
come durante le ferie. La nevrosi non guarisce da sola, pervade ogni gesto
della vita (e della morte, è ovvio), la contamina e si sostituisce a essa,
finendo per passare come la vera.
Sono sano, dice il nevrotico quando la malattia si è totalmente impadronita di
lui, e così contribuisce al capovolgimento di tutte le cose. Ma ritorniamo alla
famiglia felice. Arriva in spiaggia verso le dieci del mattino, munita di
ombrellone, tendina in cui i pargoli possano riposare al pomeriggio e i viveri
mantenersi freschi, frigo, rete stracolma di giocattoli, lettini: spazio
necessario per disporsi circa 8 metri quadri. La spiaggia non è ancora tanto
popolata, l’arrivo della famiglia felice non provoca ancora segni di impazienza
nei presenti. Nessuno si dichiara incline a promuovere un più diffuso ricorso
ai profilattici, anzi, sguardi benevoli accolgono i piccoli in arrivo, che da
parte loro sembrano innocui, ancora un poco addormentati. La famiglia felice
impiega un po’ a disporre i propri bagagli, ma soprattutto a spalmare le creme
solari. Il pargolo denominato Lorenzo
(quello di quattro anni), come è impossibile non sapere dopo dieci minuti
dall’arrivo in spiaggia dato che la madre ha dovuto richiamarlo non meno di
venti volte perché venisse a farsi incremare invece di entrare in acqua, mostra
di essere particolarmente indisciplinato, mentre la sorellina di due anni
osserva imbronciata dalla posizione sopraelevata in cui si trova (il padre non
l’ha ancora messa a terra da quando sono arrivati, perché aspetta che la moglie
termini l’operazione con il figlio maggiore) il paesaggio intorno. Dopo circa
mezz’ora tutti sono pronti per fare un
bel bagno, come ha esclamato la benintenzionata madre, dopo aver infilato a
Lorenzo e a Margherita (anche di lei è stato possibile apprendere il nome
abbastanza in fretta, complice le voci piuttosto risonanti di entrambi i
genitori, di etnia e dialetto toscani) i braccioli.
Festosi e lieti
entrano in acqua, ma a spezzare l’unanimità del consenso è la giovane
Margherita, che appena infilato un piede nell’acqua fa risonare le volte del
cielo delle sue urla. Il freddo non le garba, non ha la minima intenzione di
farsi un bagno proprio in questo momento. Mentre Lorenzo sguazza allegramente
familiarizzando con una coppia di ottuagenari che si sdilinquiscono di fronte
ai suoi occhi azzurri e capelli biondi, la coppia felice si fa in quattro per
indurre Margherita a fare il bagnetto,
allettandola con quelli che a loro paiono artifici imbattibili: dai Margi, l’acqua è caldissima (menzogna
da lingua biforcuta, una madre non dovrebbe contare balle alla propria
figlioletta), guarda come si diverte Lori
(questo è vero), dai fa ciac ciac con
i piedini (alcuni astanti pensano che questa espressione renda meritevole chi la pronuncia di essere appeso
per i summenzionati piedi per almeno cinque ore, possibilmente sopra una fetida
palude). Niente, la Margi non è un
animale acquatico, l’acqua le ripugna e le sue urla iniziano a risuonare
importune alle orecchie della maggior parte dei presenti (che sono anche in
aumento esponenziale dalle 10:30 in avanti). Gli ottuagenari che si sono
innamorati di Lori ardiscono un suggerimento: magari Margi vorrebbe fare il
bagno più tardi, ma i genitori si sono incaponiti, una famiglia felice deve
fare il bagno insieme. Su questo sacro altare viene così immolata la povera
Margi, che continua proterva a gridare, mentre il padre la conduce a qualche metro dalla riva ridendo e
saltellando come un cretino e la madre li segue ridacchiando, mentre Lori viene
invitato a seguirli perché così si possono divertire
tutti insieme. Dai che ci divertiamo
è in effetti la raccapricciante esclamazione (troppo palesemente contraddetta
dagli eventi in corso per dover essere commentata) che pronuncia la madre
continuamente, mentre sul suo viso peraltro giovanile si iniziano a scorgere
rughe penose, generate dallo stress (che stress, infatti dice ogni tanto, ma
senza smettere di sorridere).
La
famiglia felice, con Margi sfisionomata dal gran piangere, esce dall’acqua dopo
mezz’ora circa: a essersi davvero divertito è solo Lori, che appena uscito approfitta della distrazione dei
genitori intenti ad asciugare Margi per rilanciarsi in acqua. Margi trova
ricetto nella tenda dove finalmente smette di piangere, mentre Lori viene
richiamato dalla madre per fare colazione. Occorrono almeno quindici iterazioni del nome per ottenere un risultato,
ossia che Lori si volti e sorrida ai genitori, per poi tornare a sguazzare
allegramente.
La
ricostruzione, per non diventare
tediosa, deve certo finire qui. Aggiungo solo che padre e madre, mentre Lori e
Margi dormono nella tenda sotto il sole delle due, postano su facebook le foto
della famiglia felice, accolte da 109 mi
piace e da esclamazioni ovviamente poco variate e sommamente vocaliche (belliiiiiiiiii! Belissimi sempreeeee! Che meravigliosa
famiglia!!!! Quest’ultimo, fiore all’occhiello,
è il commento più articolato e colto: nemmeno un errore ortografico nella pur
difficile scelta lessicale).
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