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sabato 11 agosto 2018

LA FAMIGLIA FELICE


QUADRETTI BALNEARI
La famiglia felice
La famiglia felice tipo è composta da quattro membri. La coppia genitoriale (attualmente continuano a prevalere le coppie etero), due figli di sesso diverso o uguale, di età piuttosto ravvicinata. Mettiamo rispettivamente due e quattro anni. Osserviamoli. Il luogo prescelto è una spiaggia libera nel bacino del Mediterraneo nell’infernale mese di agosto. Mese delle ferie. Parola miserabile, che allude a miseria esistenziale, a prigionia in un ritmo lavorativo che indebolisce la mente e il corpo, annichilendoli in una prosaica ripetitività di gesti e pensieri, per cui comuque non ci sono pause che tengano, tutto è uguale, nel periodo di lavoro come durante le ferie. La nevrosi non guarisce da sola, pervade ogni gesto della vita (e della morte, è ovvio), la contamina e si sostituisce a essa, finendo per passare come la vera. Sono sano, dice il nevrotico quando la malattia si è totalmente impadronita di lui, e così contribuisce al capovolgimento di tutte le cose. Ma ritorniamo alla famiglia felice. Arriva in spiaggia verso le dieci del mattino, munita di ombrellone, tendina in cui i pargoli possano riposare al pomeriggio e i viveri mantenersi freschi, frigo, rete stracolma di giocattoli, lettini: spazio necessario per disporsi circa 8 metri quadri. La spiaggia non è ancora tanto popolata, l’arrivo della famiglia felice non provoca ancora segni di impazienza nei presenti. Nessuno si dichiara incline a promuovere un più diffuso ricorso ai profilattici, anzi, sguardi benevoli accolgono i piccoli in arrivo, che da parte loro sembrano innocui, ancora un poco addormentati. La famiglia felice impiega un po’ a disporre i propri bagagli, ma soprattutto a spalmare le creme solari. Il pargolo denominato Lorenzo (quello di quattro anni), come è impossibile non sapere dopo dieci minuti dall’arrivo in spiaggia dato che la madre ha dovuto richiamarlo non meno di venti volte perché venisse a farsi incremare invece di entrare in acqua, mostra di essere particolarmente indisciplinato, mentre la sorellina di due anni osserva imbronciata dalla posizione sopraelevata in cui si trova (il padre non l’ha ancora messa a terra da quando sono arrivati, perché aspetta che la moglie termini l’operazione con il figlio maggiore) il paesaggio intorno. Dopo circa mezz’ora tutti sono pronti per fare un bel bagno, come ha esclamato la benintenzionata madre, dopo aver infilato a Lorenzo e a Margherita (anche di lei è stato possibile apprendere il nome abbastanza in fretta, complice le voci piuttosto risonanti di entrambi i genitori, di etnia e dialetto toscani) i braccioli.
Festosi e lieti entrano in acqua, ma a spezzare l’unanimità del consenso è la giovane Margherita, che appena infilato un piede nell’acqua fa risonare le volte del cielo delle sue urla. Il freddo non le garba, non ha la minima intenzione di farsi un bagno proprio in questo momento. Mentre Lorenzo sguazza allegramente familiarizzando con una coppia di ottuagenari che si sdilinquiscono di fronte ai suoi occhi azzurri e capelli biondi, la coppia felice si fa in quattro per indurre Margherita a fare il bagnetto, allettandola con quelli che a loro paiono artifici imbattibili: dai Margi, l’acqua è caldissima (menzogna da lingua biforcuta, una madre non dovrebbe contare balle alla propria figlioletta), guarda come si diverte Lori (questo è vero), dai fa ciac ciac con i piedini (alcuni astanti pensano che questa espressione renda  meritevole chi la pronuncia di essere appeso per i summenzionati piedi per almeno cinque ore, possibilmente sopra una fetida palude). Niente, la Margi non è un animale acquatico, l’acqua le ripugna e le sue urla iniziano a risuonare importune alle orecchie della maggior parte dei presenti (che sono anche in aumento esponenziale dalle 10:30 in avanti). Gli ottuagenari che si sono innamorati di Lori ardiscono un suggerimento: magari Margi vorrebbe fare il bagno più tardi, ma i genitori si sono incaponiti,  una famiglia felice deve fare il bagno insieme. Su questo sacro altare viene così immolata la povera Margi, che continua proterva a gridare, mentre il padre la conduce  a qualche metro dalla riva ridendo e saltellando come un cretino e la madre li segue ridacchiando, mentre Lori viene invitato a seguirli perché così si possono divertire tutti insieme. Dai che ci divertiamo è in effetti la raccapricciante esclamazione (troppo palesemente contraddetta dagli eventi in corso per dover essere commentata) che pronuncia la madre continuamente, mentre sul suo viso peraltro giovanile si iniziano a scorgere rughe penose, generate dallo stress (che stress, infatti dice ogni tanto, ma senza smettere di sorridere).

La famiglia felice, con Margi sfisionomata dal gran piangere, esce dall’acqua dopo mezz’ora circa: a essersi davvero divertito è solo Lori, che  appena uscito approfitta della distrazione dei genitori intenti ad asciugare Margi per rilanciarsi in acqua. Margi trova ricetto nella tenda dove finalmente smette di piangere, mentre Lori viene richiamato dalla madre per  fare colazione. Occorrono almeno quindici  iterazioni del nome per ottenere un risultato, ossia che Lori si volti e sorrida ai genitori, per poi tornare a sguazzare allegramente.
La ricostruzione, per non  diventare tediosa, deve certo finire qui. Aggiungo solo che padre e madre, mentre Lori e Margi dormono nella tenda sotto il sole delle due, postano su facebook le foto della famiglia felice, accolte da 109 mi piace e da  esclamazioni ovviamente  poco variate e sommamente vocaliche (belliiiiiiiiii! Belissimi sempreeeee! Che meravigliosa  famiglia!!!! Quest’ultimo, fiore all’occhiello, è il commento più articolato e colto: nemmeno un errore ortografico nella pur difficile scelta lessicale).


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