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TRADUZIONI DI LATINO: FEDRO, POSTILLA SULLA CONTRASTIVA, TACITO, SENECA, AGOSTINO (in fieri)

FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

martedì 31 marzo 2015

ALFIERI


·        Alfieri è uno di quegli scrittori della cui vita vale la pena interessarsi come dell’opera per almeno due ragioni (storia, critica).
·        Alfieri vive in pieno illuminismo, eppure anticipa atteggiamenti e sensibilità che saranno proprie del periodo successivo, il romanticismo.  
·        Nato ad Asti nel 1749, da una nobile famiglia savoiarda, venne “ingabbiato” all’età di nove anni nella Regia Accademia di Torino (sua autobiografia, La vita scritta da esso). Quanto all’origine  nobile, ebbe a dire che l’esser nato nobile gli era servito per poter poi “senza taccia d’invidioso e di vile, dispregiare la nobiltà per se sola”; nel 1778, peraltro, rinunciò ai beni di famiglia con una donazione a favore della sorella Giulia.
·        Spirito cosmopolita, amante dei viaggi come delle letture, ebbe modo di contrapporre all’ambiente assolutistico e retrivo sperimentato in Sabaudia l’esperienza viva e diretta, ad esempio, della libera vita inglese.
·        Ansia di conoscenza, desiderio di provare emozioni forti, di sperimentare avventure passionali, di verificare concretamente quello che fin dagli anni dell’odiosa accademia si precisò come il suo odio antitirannico, che assunse poi la forma di una precisa teorizzazione (passione per la libertà).
·        Politica, poetica e poesia appaiono sorrette da un nucleo profondo in cui la lotta per la libertà politica, e quella per l’affermazione di uno scrittore libero e autentico trovano comune radice.
·        Alfieri ha dunque proposto una nozione di letterato libero, uomo del dissenso e della contestazione, uomo per così dire “intero”, senza possibile distinzione fra opera e creatore.

·        La produzione tragica ben rientra in questa concezione: il poeta rappresenta quella che ben si denomina la “crisi tragica”, ovvero la rappresentazione del limite contro cui, religiosamente, lotta l’eroe alfieriano, che non è solo quello della tirannide del potere politico (per quanto diverse tragedie abbiano proprio questa ispirazione) ma è lo stesso ordine delle cose, la natura e la divinità, anch’esse a ben vedere più tiranniche che paterne o provvidenziali. La tragedia alfieriana è dunque principalmente urto fra ideale e reale, fra volontà rinnovatrice e limite di un ordine politico, culturale, esistenziale. 

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