Post in evidenza

TRADUZIONI DI LATINO: FEDRO, POSTILLA SULLA CONTRASTIVA, TACITO, SENECA, AGOSTINO (in fieri)

FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

domenica 7 ottobre 2012

Scrittura creativa: straniamento


 Il prigioniero
Sono vecchio e solo, rinchiuso nel  grigiore della vecchiaia, nell'asfissia e nell'inerzia, e guardo la vita attraverso la finestra, da lontano.
Ho vissuto una giovinezza troppo breve, che troppo presto è sfuggita alla mia presa, portata via,  come un aquilone da venti improvvisi e ingovernabili.
Ora mi trovo qui, imprigionato tra queste sbarre. La solitudine che mi hanno imposto ormai è diventata parte di me, il mio stile di vita. Piano piano ho allontanato da me tutte le altre cose, ho perso la capacità di provare emozioni positive, ho perso la capacità di conviverci. Mi rimangono l'odio, la rabbia e soprattutto l'invidia. Invidio i bambini, quello stato di grazia gratuita, quegli eterni sorrisi sui visi tondi, quell'orribile suono di risate. Invidio chi vive e ama incondizionatamente, invidio chi sa ridere e piangere, invidio chi sa tramutare uno sbadiglio in un sorriso, invidio le persone a cui brillano gli occhi, a cui batte forte il cuore, chi rischia tutto per inseguire un sogno. I sogni...Nella mia insoddisfazione cieca, i sogni non sono altro che  strappi alla realtà sorretti da fantasie senza fondamenta, illusioni che portano nel buio più totale, nell'amarezza più assoluta.
Evito i contatti con gli altri, non m'interesso di  ciò che accade attorno a me e non rispondo quando mi pongono una domanda. Non voglio aiutare nessuno, e non voglio dimostrare niente.
Tutte le giornate sono uguali, scandite dalla sensazione di oppressione di chi è stato privato della libertà. Talvolta il bruciante senso di ingiustizia arde dentro me come un fuoco che tutto brucia, talvolta mi abbandono semplicemente alla mia frustrazione.
Non c'è più nulla che mi aggrada, a pensarci bene; non una carezza, non una compagnia. Ognuno si perde nella propria confusione mentale, e corre di qua e di là, e io rimango qui, a languire nella delusione della mia esistenza.
Sono manchevole di qualcosa di sconosciuto, o dimenticato.  La mia anima è avvizzita, i miei occhi ciechi, incapaci di godere di qualsiasi bellezza. E il cuore è sordo.
Dov'è la felicità, dov'è la libertà, dov'è il paradiso? Forse ci hanno preso in giro, tutti quanti, e la vita non è altro che una gabbia, un vicolo cieco. Non trovo la forza di rispondere alle mie domande.
Sono un vigliacco che non riesce neanche a trovare il coraggio di afferrare la vita e trarla in salvo. Sono così atrocemente codardo che non riesco a porre fine a tutto. Molte volte ci ho pensato; basterebbe aprire la porta e fuggire, lasciarmi cadere nel vuoto... ma la verità è che ho paura. Ho paura di venire calpestato, ho paura di qualcosa che non conosco, che non ho mai conosciuto, e che non sono ancora pronto ad accettare.
Ho perduto tutto, o forse non ho mai avuto la forza di possedere realmente qualcosa, e sono andato avanti nascondendomi in un angolo, senza farmi sentire, senza lottare per la vita.
Ora sono vecchio, la vicinanza alla fine mi ha fatto rinnegare qualsiasi splendore, mi ha svuotato di qualsiasi fuoco o anima che si voglia dire. La consapevolezza di non aver goduto appieno della mia vita mi uccide lentamente. Mi sono spento, smarrito nel pessimismo e nella solitudine, senza nulla per cui essere. Ora mi rimangono solo il rimpianto per la giovinezza e la felicità perdute, e l'attesa snervante della morte.
Vado avanti con la mia piatta routine, guardando ogni giorno passare davanti alla mia gabbia quelle creature spropositatamente grandi, che mi hanno imprigionato per il solo scopo di ammirare il mio bel manto di piume colorate.

Carola Valente

Nessun commento:

Posta un commento