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TRADUZIONI DI LATINO: FEDRO, POSTILLA SULLA CONTRASTIVA, TACITO, SENECA, AGOSTINO (in fieri)

FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

sabato 27 settembre 2014

TRADUZIONE CONTRASTIVA - SIMULAZIONE COMPITO

   PARTE A
Gaius Valerius Catullus, Liber, carmen V.
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt;
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum;
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit
cum tantum sciat esse basiorum.
1) Viviamo, Lesbia mia, ed amiamoci,
e i brontolii dei vecchi austeri
valutiamoli, tutti insieme, due soldi.
Il sole può tramontare e tornare,
ma noi, quand’è tramontata la nostra
breve luce, dobbiamo dormire una sola notte, perpetua.
Dammi mille baci, e poi cento,
poi altri mille e altri cento,
poi ancora altri mille e altri cento.
Quando ne avremo fatti molte migliaia,
li confonderemo per non sapere più il loro numero,
che nessuno possa farci il malocchio, sapendo
un numero così enorme di baci.
(G. Paduano, traduttore ed. Einaudi 2005)

2) Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.
(Salvatore Quasimodo, da Valerio Catullo, Canti, traduzione di Salvatore Quasimodo, Milano, A. Mondadori, 1955)

3) Vita e amore a noi due Lesbia mia
E ogni acida censura di vecchi
Come un soldo bucato gettiamo via.
Il sole che muore rinascerà
Ma questa luce nostra fuggitiva
Una volta caduta, noi saremo
Premuti da una notte senza fine.
Dammi baci cento baci mille baci
E ancora baci cento baci mille baci!
Le miriadi dei nostri baci
Tante saranno che dovremo poi
Per non cadere nelle malìe
Di un invidioso che sappia troppo,
perderne il conto scordare tutto.
(Guido Ceronetti,  da Catullo, Le poesie, versioni e una nota di Guido Ceronetti, Einaudi, Torino, 1969, p. 19)

4) Dobbiamo Lesbia mia vivere, amare,
le proteste dei vecchi tanto austeri
tutte
, dobbiamo valutarle nulla.
Il sole può calare e ritornare,
per noi quando la breve luce cade
resta una eterna notte da dormire.
Baciami mille volte e ancora cento
poi nuovamente mille e ancora cento
e dopo ancora mille e dopo cento,
e poi confonderemo le migliaia
tutte insieme per non saperle mai,
perché nessun maligno porti male
sapendo quanti sono i nostri baci.
(Enzo Mandruzzato, da Gaio Valerio Catullo, I canti, Rizzoli, Milano, 1982, p. 85: endecasillabi sciolti)

1)       Realizza la traduzione interlineare del carme catulliano (a ogni termine latino devi far corrispondere una traduzione letterale in italiano, che rispetti modi, tempi, generi, numeri, ordine dei termini).
2)       Confronta le traduzioni in grassetto, rilevando le differenze di resa fra esse e proponi in conclusione una tua traduzione COMPLESSIVA del carme.
PARTE B
Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
1)      Analizza morfologicamente, indicandone il paradigma quando si tratti di verbi, i seguenti termini: ODI, QUARE, FACIAM, FORTASSE, REQUIRIS, FIERI, EXCRUCIOR.
2)      Fornisci una traduzione del testo, e soffermati sul significato di “amo”, spiegando per quale motivo rappresenti una sfida per il traduttore la resa di questo verbo (risali alla concezione di Catullo in merito). 



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