1) Disertissime…nepotum
è UN ESORDIO MAGNILOQUENTE e chiaramente IRONICO, in quanto Cicerone era nato
ad Arpino, comunque fuori dal territorio di Roma (Arpino si trova in provincia
di Frosinone).
2) Quot
sunt ...erunt in annis è affermazione iperbolica, quasi una predizione della
fama imperitura di Cicerone.
3) L’uso
del prenomen e del nomen, Marce Tulli, è qui in funzione parodistica,
esprimendo cerimonioso rispetto.
4) L’espressione
“pessimus poeta” ha un significato pregnante nel lessico catulliano in quanto,
in altri testi, viene usata per designare letterati che egli detestava, perché lontani
dal suo ideale poetico. Sceglie quindi la via, paragonandosi implicitamente a
essi, di una feroce autodenigrazione, funzionale al paragone con la perizia d’avvocato
di Cicerone.
5) L’ambigua
resa di omnium, che può essere sia genitivo partitivo sia genitivo dichiarativo
(o epesegetico) può condurre o in direzione di una resa iperbolica o di una
frecciata ironica del poeta contro il suo “avversario ideologico”.
CONCLUSIONE
È davvero
difficile immaginare due personaggi più lontani come ideali di vita e come
pratica letteraria. Cicerone è il garante della morale tradizionale, mentre
Catullo fa parte di un gruppo di intellettuali di fronda che, con i loro
comportamenti talora spregiudicati o comunque anticonformisti, mettono in
discussione i valori della tradizione.
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