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La prima occasione, storicamente, in cui
ci si imbatte nel realismo letterario coincide con la produzione omerica.
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Auerbach, nella sua indagine sul
realismo in Occidente, si sofferma in
particolare su una scena dell’Odissea,
libro XIX: quella del riconoscimento di Ulisse da parte della nutrice Euriclea,
per via della cicatrice.
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Il realismo consisterebbe nel rendere
presente pure il passato, nella percezione di chi legga o ascolti.
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“Stile di primo piano”. Ogni elemento
della narrazione ha un suo primo piano.
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Diversità rispetto allo stile biblico: nella
Bibbia Dio è ovunque.
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Il realismo nel mondo antico, che si deve a una sistemazione medievale, è
comunque strettamente associato al comico (Aristofane e Plauto lo coniugano col
fantastico senza difficoltà).
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In Petronio c’è realismo e
distanziamento ironico, nonché deformazione grottesca.
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Nel realismo moderno, ottocentesco, si
coglie invece una nuova tensione verso l’oggettività assoluta (il narratore che
scompare per lasciar posto al vissuto).
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