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domenica 10 aprile 2016

SEMPRE IDEE PER TESINE - CARSTEN HOLLER

8) Da Des Esseintes a Carsten Holler
http://ilmanifesto.info/il-carosello-dei-sensi/

Il carosello dei sensi

Mostre. La mostra «Doubt» dell’artista tedesco Carsten Höller all’HangarBicocca di Milano. Chi entra, sperimenta uno stato di alterazione permanente dettato da prove di volo, mondi capovolti, inganni ottici e passeggiate estreme


L’estasi a scatola cinese
Con la sua voce flemmatica Höller racconta poi (e forse gioca un po’ con uno spiazzamento anche antropologico) che dentro di lui abita un alieno, una specie di ospite-parassita benevolo. È questo piccolo essere a indurlo a compiere le sue bizzarre scelte nell’arte, controllando i risultati e spingendo nella direzione dell’«estasi» ossessivamente ricercata.
Le vie per quell’uscita da sé sciamanica sono infinite: c’è l’Amarita muscaria, fungo allucinogeno e porta privilegiata per approdare in un mondo alla rovescia (somministrato anche a renne vere che hanno vissuto stupefatte per giorni nell’Hamburger Bahnhof di Berlino, mentre gli umani più coraggiosi potevano dissetarsi con la loro urina, raggiungendo stati di coscienza marziani). Ci sono le esperienze architettoniche costrittive, come i sentieri oscuri in cui ci si inoltra e dove «non c’è nulla da vedere se non sperimentare qualcosa che ci conduce altrove». E quelle potentemente disturbanti come le Zöllner Stripes: pareti divisorie optical che prendono il loro nome dall’astrofisico tedesco Karl Friedrich Zöllner. Oppure ci si può stordire con qualche giro temerario sulle gigantesche giostre (Double Carousel), indossando gli occhiali Upside Down Goggles che capovolgono le immagini, facendo smarrire ogni coordinata spaziale tra nausea e vertigini. Pare che l’artista abbia inforcato quegli occhiali demoniaci per un’intera settimana, riuscendo a conviverci senza disagio.
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Il disorientamento auspicato da Carsten Höller in genere mette in scacco tutti i sensi, olfatto tatto udito visione e gusto. Questa volta lo slittamento rispetto alla realtà quotidiana è anche sentimentale, grazie all’opera What is Love, Art?. Già presentata nel 1994 al P.S.1 di New York, all’HangarBicocca s’invera in due telefoni a parete attivati da un circuito chiuso. Chiunque può chiamare dall’altra parte senza conoscere l’interlocutore casuale che deciderà di rispondere. Nel caso che nessuno alzi la cornetta, si può registrare il proprio messaggio, che riguarderà l’amore e l’arte, su una segreteria telefonica.
La poetica del rovesciamento
Il vincolo strettissimo tra uomo e animale è l’altro tema frequentato dall’artista in ogni sua installazione. Qui non mancano a fine percorso i topi da laboratorio costretti a indovinare la strada vitale in un labirinto di giostrine: per procurarsi il cibo dovranno aguzzare l’ingegno. Per Documenta nel 1997 quando Höller collaborava con Rosemarie Trockel, costruì una casa per maiali e uomini in cui i primi erano obbligati a vedere sempre e solo la loro immagine riflessa. Un concetto che venne ribaltato a Palermo, con Addina: alcune galline stazionavano in un pollaio costruito ad hoc, ma i visitatori non potevano vederle e indovinavano la loro presenza dall’odore, dai suoni emessi e dall’uovo che erano invitati a mangiare, mentre le bestie osservavano gli «umani» con agio, scorrazzando dall’altra parte della parete divisoria. Quello zoo al contrario era propedeutico ai rovesciamenti di prospettiva proposti anche in seguito, ai ribaltamenti originati dalla luce, le droghe, il sonno, la perdita di gravità.
La poetica del capovolgimento guidava anche la realizzazione Psycho Tank, sorta di piscina chiusa che accompagnava verso una «privazione sensoriale», ed era la stessa che spingeva all’utilizzo del megascivolo che anni fa invase la Turbine Hall della Tate di Londra. In questo tsunami che travolge ogni sicurezza, per rimanere metaforicamente nell’acqua, forse solo Aquarium(1996) ha un effetto rilassante e non sconvolgente. Richiede pur sempre di entrare in una dimensione «altra», ponendosi all’altezza dei pesci, ma la posizione sdraiata, l’illusione di trovarsi inseriti nell’ambiente marino al pari degli altri esseri viventi, sconfigge lo stato di allerta permanente e obbliga il visitatore a una pausa sognante, trasformandolo in un soggetto transitorio di quel moderno «diorama».

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