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FEDRO Lupus et Agnus Ad rivum 1  eundem 2  lupus et agnus venerant 3 , siti compulsi 4 . Superior 5  stabat 6  lupus, longeque 7  infe...

martedì 12 dicembre 2017

L'ETERNO RITORNO DI CRONO: UNA GERONTOCRAZIA SANGUINARIA

Tanti sono i modi di uccidere, più o meno cruenti, ma la sostanza dell'uccisione è la scomparsa dell'altro, la sua cancellazione dal mondo, alla quale talora si accompagna (ancestralmente, ma non solo) un suo accorpamento all'uccisore. Tale accorpamento può seguire o essere contestuale all'uccisione: si uccide divorando, creando così l'unione delle unioni tra corpi, sangue e carne che diventano parte del corpo dell'altro. In un celebre  mito originario Saturno-Crono divora tutti i figli per paura dell'inverarsi di un vaticinio che tratta del suo spodestamento: il vecchio dio teme di essere ucciso e sostituito, teme lo scorrere del tempo che lo conduce sempre più vicino all'epoca in cui perderà il comando, perderà tutto. 
In quella caverna millenaria in cui si sviluppa la storia della nostra cultura, un'eco si diffonde a partire dalla sanguinaria storia di Crono:  Calderon de la Barca nel Siglo de Oro, immagina con  La vita è sogno  la storia di un re, Basilio, che tenta metaforicamente  di divorare il proprio figlio Sigismondo, rinchiudendolo in una torre e impedendogli di essere il suo legittimo successore. Anche nel suo caso le stelle hanno vaticinato una fine invereconda per lui, e il vecchio re non è disposto ad accettarla. 
Sacrifici dei figli da parte dei padri. Padri che non accettanno il naturale avvicendamento:  in verità non è una questione meramente naturale, ma culturale. Le epoche non progrediscono, se non ci sono quelli che si fanno da parte e quelli che sono preparati a prendere il posto.  Oggi assistiamo a una variazione sul tema del cannibalismo a spese dei figli tramandato dalla tradizione letteraria. I padri odierni, nonni truccati da giovanotti, spiritualmente insipienti, contraffazioni della senile saggezza, oltraggi al modello del Cato Maior di ciceroniana memoria, occupano le posizioni di potere economico e politico: vecchi dissennati li avrebbe definiti avesse avuto il disonore di conoscerli. Alla vecchiaia ci si potrebbe certo affidare, riconoscendone l'autorevolezza, ove essa si presentasse come suggeriscono natura e cultura: l'età della vita in cui non ci si preoccupa più del potere, casomai lo si sia fatto troppo prima, in cui ci si mette da parte, si smette di calcare la scena come mattatori, si accetta di aver già fatto  e detto tanto e ci si dispone a guardare. I figli hanno bisogno di spazio vitale, per pensare e parlare occorre che ci sia silenzio intorno, e un padre dalla voce roboante, che continua a dire al figlio che cosa ha fatto lui e che cosa, viceversa il suo discendente non sa fare o non ha voglia di fare è un padre Crono, che divora  il figlio per continuare a essere lui l'unico dio. Non si tratta di portare tutti gli ultracinquantenni all'ospizio, ma di rendersi conto di quanto, alle volte, anche solo le cifre parlino. E dopo averle ascoltate, pensare anche alla tragedia di una generazione di figli ai quali padri e madri preda di convulsioni adolescenziali non hanno saputo mai parlare da adulto ad adulto. O l'hanno fatto raramente, tra lacrime e sospiri, senza quella razionalità di cui necessitano le questioni fondamentali della vita per essere affrontate. Lo spettacolo che appare alla nostra vista, dalla finestra di facebook ma non solo, è quello di una società-giardino d'infanzia, i cui recinti sono però, inopinatamente, di filo spinato e le guardie di vedetta sulle torrette hanno fucili veri. Sono sicura che, se qualcuno cercasse di scappare, sparerebbero davvero. Come sono sicura che il filo spinato sia pure elettrificato. Il campo però è esteso, e dà l'illusione di potersi muovere come si vuole. Puoi sempre cambiare paese. Puoi sempre andare da un'altra parte e rifarti o farti una vita tua. A dirlo sono soprattutto i vecchi, che si guardano bene, da parte loro, di partire. O se potessi lo farei. Ma mi mancano pochi anni  [10, 15, 20] alla pensione. Allora, figlio mio, è con dolore che ti consiglio di partire

RICERCA EURISPES 2017 IL POTERE IN ITALIA, UNA GERONTOCRAZIA PER SOLI UOMINI 
- Gli uomini - dice la ricerca - rappresentano ben l'85% della classe dirigente, a fronte di un contenuto 15% di donne. Sebbene il numero delle donne potenti sia raddoppiato in vent'anni (erano il 7,8% del totale nel 1992 a fronte del 92,2% degli uomini), la presenza femminile nelle posizioni di potere continua a rappresentare un'eccezione. Allo stesso tempo, le élite al potere hanno le caratteristiche di una vera e propria gerontocrazia, che offre pochi margini al ricambio generazionale, nella quale a contare sono in 8 casi su 10 (79,5%) gli over50. Infatti il potere si concentra soprattutto nelle mani di quanti hanno un'età compresa tra i 51 e i 65 anni (40,2%) e tra quanti hanno più di 65 anni (39,3%). Solo il 17,5% dei personaggi potenti e celebri ha tra i 36 ed i 50 anni, mentre i giovani (fino a 35 anni) costituiscono uno sparuto 3%. 

GRAFICO ELABORATO NEL 2011,  FONTE "L'ECONOMIST"

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