Che dice la ragione ragionevole? Che i
giovani non stanno con i vecchi. Che l'infelicità fa parte della vita. Che
l'umano è sempre troppo umano. Dice anche che bisogna obbedire. Ai genitori, ai
padroni, ai governi. E aggiunge che la rivolta è una cosa da adolescenti e
l'accettazione dell'ordine segna il passaggio all'età adulta. Ci spiega che la
guerra è inevitabile e i massacri fanno parte della natura delle cose. La
ragione insegna ad accettare il mondo che ci circonda. Io non sono mai stato
ragionevole. Io credo di battermi contro questo mondo che mi circonda. Come?
Salvando un bambino affamato, lavando un malato di Aids, distribuendo medicine,
diffondendo la cosiddetta Buona Novella, dicendo la messa, che è il sacrificio
totalmente irragionevole del Figlio di Dio. Sì, io ci credo. Non aggrotti le
sue sopracciglia da ateo. Però guardo quello che hanno realizzato tutte queste
persone ragionevoli. Ci hanno precipitato in due guerre mondiali. Hanno
organizzato l'Olocausto, come si pianifica lo sviluppo economico di una regione
o l'espansione di una multinazionale. Hanno fatto il Vietnam, il Nicaragua,
l'apartheid in Sudafrica e le cento e passa guerre che hanno devastato questo
continente dalla partenza dei colonizzatori. Sono degli omicidi, ma non dei
pazzi. C'è stato, sì, qualche nevrotico, come Hitler, ma senza la gente
ragionevole, senza le centinaia di migliaia di buoni cristiani, nessuna di
queste piaghe sarebbe dilagata. Quelli che macellano l'umanità a colpi di baionetta
sono persone perbene, rispettabili. E quando le circostanze non li portano alla
guerra, ripudiano l'ingiustizia. O meglio, organizzano l'ingiustizia. E se non
la organizzano, la tollerano, la incoraggiano, se ne fanno complici e
finanziatori. (Gil Courtemanche, Una domenica in piscina a Kigali)
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