Caro Italo, esiste un linguaggio che non commette errori, ed è a lui che mi appello quando sento l'assalto del vuoto, la paura del vuoto, la paura dei rapporti irrisolti e irrisolvibili, quand'anche si avessero a disposizione millenni per scambiarsi parole sempre meno precise.
È il linguaggio che proviene direttamente dal sentimento, il linguaggio dell'amore, dell'affetto e del rispetto, di tutti e tre insieme o anche presi separatamente. Nessuno dei tre sopporta l'ipocrisia, nessuno dei tre ammette le approssimazioni. O tutto o niente, è il loro motto, o la totalità o il nulla. Sono estremisti e generosi. Ma soprattutto sanno come parlare, e amano i dettagli.
Esiste un linguaggio che non commette errori ed è quello che sa affidarsi a gesti eloquenti. Uno sguardo che sorride, davvero e dal profondo. Uno sguardo che penetra nell'anima e desidera conoscerla. Quell'anima e non un'altra, quell'anima e non il suo riflesso nel tuo occhio.
Caro Italo, sarebbe stato bello che ti fosse stato dato il tempo per occuparti di un'altra lezione molto importante. L'avresti intitolata, credo, Profondità.
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