IO SONO VIVO, VOI SIETE MORTI

Io sono vivo, voi siete morti. Philip Dick costruì intorno a questa frase uno dei suoi romanzi, Ubik. Un romanzo distopico e realistico, fantascientifico e realistico. Sì erra da un piano di realtà a un altro, niente resta a lungo come si manifesta la prima volta, nessuna spiegazione basta mai a capire e capire non è forse l'obiettivo, non quanto lo è riuscire  a vivere o a sopravvivere. Ci sono un gruppo di persone dotate di poteri psichici di varia natura, un posto chiamato moratorium in cui persone ibernate in condizioni di morte sospesa conducono un'esistenza spirituale  che consente di dialogare con i vivi. Poi c'è un piccolo pericolosissimo mostro, una creatura che si nutre delle vite sospese e manipola la realtà, deforma a suo piacere lo spazio-tempo. E i piani di realtà e di irrealtà si moltiplicano e intersecano, fino a una conclusione inconcludente, in perfetto stile dickiano.
Caro Phil, ci hai chiaramente visti: quel dio con ghigno permanenente fissato sul volto occhieggia ancora come quel giorno per te, e non c'è anfetamina che tenga: lo vedo anche io e non so più in quale canalina del muro nascondermi, in quale buco rintanarmi...Per non dire delle scritte sui muri, delle parole che echeggiano da tutte le parti, delle verità che si prostituiscono,  delle rivelazioni da parte di soggetti che dovrebbero solo, e per sempre, tacere.
Pubblicità di Ubik; Provalo e non potrai più farne a meno. Spruzzato su qualunque superficie, materiale o immateriale, lasciato agire per pochi secondi, produce effetti visibili e invisibili che durano nel tempo.  Leggere attentamente il foglietto illustrativo, alcune controindicazioni sono letali.